Onde perché egli mi diceva che era una buona astificanza, io gli andai a trarre il zaffo de la botte, acciò che egli avesse anco lui divizia; e così cominciai a fargli buona astificanza col mio trare el zaffo della sua botte. Io volsi che e' si gridasse una volta, divizia a le sue spese, come egli aveva gridato moltissime volte a le spese altrui, versando il vino.
(Da Le prediche volgari)
BONACCORSO PITTI
UNA LITE ALLA CORTE DI FRANCIA
I
L dì seghuente avendo cienato il detto Duca d'Orliens, andamo a chasa d'uno scudiero del re, che si chiama Siferval, dove aveano cienato molti signori. Trovamo, che giucavano: il Duca si misse al giuoco, e flecemi porre su la tavola da 400 franchi, ch'io avea portati per lui, e per me. Adivenne, che tocchando il dado a me, io m'addirizai a tenere al Visconte di Monlev, il quale era uno largho giucathore, ed era gran signore, e ricco di rendita ogn'anno di più di 30 milia franchi. Occorse, per gienerare scandolo, ch'io ne vinsi circha a XII volte di mia mano, e pure allui. Il perché esendo egli caldo di vino, e riscaldato dal giuoco, mi cominciò a dire: Ah Lombardo vilano, fraditore, che farai? Vincerai tutta notte? E altre disoneste parole. Risposi, e dissi: Messere, parlate onestamente per amore di messer lo Duca. E misse un'altra posta. Vinsila. Il perché con rabia un'altra volta disse le disoneste parole, diciendo infine: Io non mento punto. Risposi presto: Su fate Sire. Allora distese la mano e presemi la beretta, ch'io avea in chapo, e volemi dare. Tirami indietro, e dissi: Io non sono huomo, ch'io mi lasci battere, quando ò la mia arme; e misi la mano in su uno stocco, ch'io avea a lato. Egli gridando disse: Io non fu' mai smentito; e' conviene, ch'io ti faccia morire. Alora il Ducha mi disse pianamente, ch'io n'andassi, e aspettassilo alla sua camera, e ch'io lasciassi fare a lui. Partimi, e fendomi dilunghato da quella casa circa a C braccia, e sentendomi correre dietro, mi volsi, e perché d'aventura alcuni cortigiani con torchi passava, vidi, e conobbi, che era uno Bastardo del detto Visconte di Monlev, il quale avea una dagha ingnuda in mano. Trassi fuori il mio stocco, e dissili: Bastardo rimetti la daga nella ghuaina, e torna indietro, e dì a tuo padre, che tu non m'abbi trovato. Guardossi indietro, e non vedendo, che altri de suoi venissorto, s'atenne per lo suo meglio al mio dire. Rimise la daga, e tornossi indietuo. E il detto atto fu detto a molti Signori da detti cortigiani, che lo vidono, della quale cosa io ne fui molto commendato: però che 'l detto Bastardo era d'età di l8 anni, e flebole di persona, per modo ch'io era atto a fargli male.
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