NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     (Dalla Epistola a Paulo Codagnello)



     IPPOLITO E LEONORA

     N
     ELLA magnifica e bellissima città di Firenze sono due casati d'antiqua nobiltà e gentilezza, l'uno chiamato de' Bardi, l'altro de' Bondelmonti. Li quali essendo inimici, per la loro grande potenzia e ricchezza attraevano a sé quasi tutta la Terra in divisione. E dell'una parte il principale si chiamava messer Amerigo de' Bardi cavaliere di grandissima riputazione, e prudente di consiglio, il quale nel suo tempo ebbe una sola figliuola chiamata Leonora. Dall'altra parte il primo era messer Bondelmonte de' Bondelmonti cavaliere animoso e di grande affare. E così come fu piacere della fortuna, ebbe uno solo figliuolo chiamato Ippolito Bondelmonti.
     Erano queste parti ricchissime e di roba e di superbia, e nella inimicizia vecchia assai crudelmente insanguinate, per modo che né messer Amerigo né messer Bondelmonte ardivano d'andare con manco di trecento persone bene armate, e così l'odio nella inimicizia continuamente cresceva; insino che amore volse dimostrare con le sue forze di quanto vigore sia 'l suo fuoco. Di che essendo già Leonora d'anni quindici, e andando il dì di Santo Giovanni a vedere la festa, e trovandosi Ippolito il quale era d'anni diciotto ancora lui in Santo Giovanni, gli venne risguardato la fanciulla la quale per ventura guardava lui. E siccome si scontraro con gli occhi si punsono il cuore d'amoroso disire in tale maniera, che prima si partissino quivi dal tempio, l'uno dell'altro fortemente s'innamorò. E più volte feritosi insieme con la coda dell'occhio, si dimostraro il loro amore essere parimente uguale, non conoscendo però lui lei, né lei lui. Di che partendosi Lionora con la sua compagnia, Ippolito la seguitava assai onestamente un poco di lontano; intanto che lui conobbe lei essere figliuola del loro capitale inimico. La fanciulla allo entrare di casa si voltò celatamente, e guardando il giovane, con un amoroso inchino pigliata licenza dalle sue care compagne, se n'andò in casa; e fattasi alla finestra, vedendo Ippolito, domandò una vicina chi lui fosse. Intese come lui era figliuolo di messer Bondelmonte Bondelmonti, della qual cosa ella assai ne fu dolente e grama; e partita dalla finestra, se n'andò in camera dolendosi della fortuna. E quanto più era impossibile il vedersi spesso, tanto maggiormente cresceva l'amore d'ogni parte per modo che la infelice Leonora alcuna volta rinchiusa in camera sola, lamentandosi dell'amore diceva: - O iniqua e crudelissima fortuna nemica d'ogni piacere, come sofferisci tu che tante pene in me alberghi e riposi! perché non umilii tu li cuori de' nostri padri! perché quello amore che è in fra noi non è in fra loro! Oh dispietata sorte! oh duro caso! perché tanta asprezza, perchè tanta crudeltà ne' cuori delli nostri padri! perché quell'antiqua inimicizia, perché le antique discordie nacquero mai in fra gli nostri passati? perché non s'estinguono, che tanto fuoco quanto il mio almeno si pascesse del vedere! - E in simili e altre dolorose parole, la valorosa fanciulla e la notte e 'l giorno con le lacrime consumava.


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