NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     La badessa udite le pietose parole d'Ippolito disse: - Figliuolo, se alla tua salute e alla consolazione della tua madre io non avessi deliberato dare riparo, non bisognava che io ti conducessi qui; anzi come nemica della tua salvazione, lasciarti arrivare al tuo fine. Ma vinta dalla mia buona natura, e dalle lacrime della tua madre, e dalla compassione del tuo misero stato, poi che la tua domanda è fondata in su la onestate, delibero col mio onore salvare la tua vita. E però domani dopo desinare tu ti starai qui in camera mia drieto al letto, e vedrai Leonora a tuo piacere. Ma voglio che tu mi riprometta, quanto tu hai caro il suo onore e amore, che tu non gli farai alcuna violenzia. - Ippolito promese alla badessa quanto ella volse; di che la mattina seguente Leonora andò alla festa, e quivi dopo di desinare, venendo l'ora di riposarsi, tutte andarono a dormire quale in una camera e quale in un'altra. La badessa menò Leonora seco alla camera sua, e serratola in camera se n'andò fuori. La fanciulla essendo sola in camera secondo il suo credere, cominciò a dirizzare la mente sua verso Ippolito, e quivi salita nel letto diceva:- O fiero destino che nel cuore mi mettesti l'immagine del mio dolce Ippolito perché non consenti alla morte mia! Ah ingrata e sconoscentissima Leonora, tu stai qui nel letto, e il tuo Ippolito forse piange per tuo amore: tu stai qui in festa, e lui forse vive in sospiri! Ahi caro Ippolito, perché non sei tu qui in camera meco! Quali sarebbono i nostri ragionamenti! quanti sarebbono li nostri piaceri! Io son certa che il tuo cuore e tutti i tuoi pensieri sono universalmente con meco! Oh fortuna nemica d'ogni piacere, come non metti tu pace fra i nostri padri? Dunque solo la inimicizia ne sturba li nostri diletti? Tu se' giovane, e io giovane; tu bellissimo, ed io ti piaccio; tu me ami, e io moro per te. Perché non tu mio marito, e io la tua donna? Oh! pensieri miei, ora che fa il vostro Ippolito? certo sospira del non essere dove è la sua cara e amatissima Leonora. O Dio d'Amore perché non consenti tu ad un'ora contentare lui e me! Or fussi tu qui dolce Ippolito mio, quante volte t'abbraccerei e bacerei io! quanto avida e devota ti narrerei i miei presenti e passati sospiri! - E dette queste parole con molte lacrime voltatasi verso il lato dove Ippolito stava ascoso, tendendo le braccia diceva: - Come t'abbraccerei io se tu fussi qui! come ti stringerei! e in queste parole la fanciulla s'addormentò.


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