NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


Pagina 452
1-40- 80-120- 160-200- 240-280- 320-360- 400-440- 480-520- 560-600- 640-680- 720-745

[Indice]

     Amerigo disse: Oh guardate pure che non morisse di spasimo come quello dell'altro dì.
     Disse il maestro: Io farò il mio dover: l'avanzo facci la fortuna; e voltossi all'altro che seguiva e trovatolo col male della sciatica molto tormentato disse all'usato ad Amerigo: A volere guarire costui, mette in punto il martello, lo scarpello, le tanaglie e quella lieva, sicché domattina li cavi la noce dell'anca più netta che tu puoi; poi nella forma della noce vi mette una libbra di piombo strutto quando bolle bene, e quella sarà di tanta sustanzia, che tutta la radicale umidità consumarà; poi spicca il piombo, e se non si spiccasse, ponvi su un ferro rovito, che lo distruggerà; poi vi rimette la noce come si stava, poi ricuce la carne.
     Oh e' patirà una gran pena, disse Amerigo.

     Rispose 'l maestro: Fa quel ch'io ti dico; ch'altro modo non c'è.
     E io così farò, disse Amerigo.
     Il maestro voltossi all'altro, che due terzane aveva, disse ad Amerigo: Fa che domattina tu sveni due di quelle botte, di quelle maggiori, e cogli il sangue e temperalo colla sua urina per mezzo, e fa che costui ne mangi d'ogni una i due terzi: come l'avanzo non pigli s'io non tel dico; e fa che non sappi che sieno botte. E per modo sotto voce diceva, ch'egli ogni cosa intendeva.
     Lui rispose di così fare.
     Il maestro voltosi a uno che gran male di fianco e di renella aveva, disse ad Amerigo: Fa che tu cavi domattina la viscica a costui; la quale fa bollire un'ora nell'aceto bianco sì che ben si purghi; poi li rimette in corpo ed attaccala colla pece bollita, e stuccala bene, e fa che stia tre dì naturali senza mangiare o bere niente, acciocché sia ben risalda, e che 'l cibo non vi dia impedimento.


[Pagina Precedente] - [Indice] - [Pagina Successiva]