Opere di letteratura italiana e straniera |
Accadde che uno d'assai cittadino che aveva a fare nel paese, usando andare alla messa alla pieve, il cui nome era Lodovico Salerni, avendo prima la prediga per pasqua rosata udita, e forte dispiacendogli, e poi questa di santo Vincenzio, e conosciuto in tutto che 'l piovano era un ribaldo, deliberò non andare più a sua prediga o messa; e perché era uomo onestissimo, non gli pativa l'animo di vituperarlo, e queto de' soi scellerati e cattivi modi si stava. Il piovano avvedutosi che Lodovico non usava più alla pieve, temendo che esso de' suoi cattivi modi non si fosse avveduto e che non scoprisse la torta e acciocché a Lodovico non fusse creduto, se a niuno male dicesse di lui, volse dare ad intendere a molti, che fra loro qualche ruggine fosse e che a passione Lodovico parlasse; e con questo vizio, cominciò con molti di Lodovico a sparlare in fra l'altre dicendo: Io non so che fatto io m'abbia a Lodovico; ben vorrei sapere quello ch'egli ha con meco, e perché ei non viene più a mia prediga o messa (allegando): e' me n'incresce per l'anima sua, che per altro a me non fa niente. E avendo detto questo con molti suoi popolani, parecchi di loro, pur a buon fine, a Lodovico dimesticamente ne parlano, conchiudendo che 'l piovano si maravigliava come lui più non sedeva a sua prediga o messa, come egli soleva, e che volentiera vorrebbe sapere la cagione. Lodovico uditi e intesi costoro, dove lui se ne stava, mosse proposito, e con bello modo die' ordine che la domenica seguente tutti gli uomini da niente di quello popolo fossero dopo desinare alla pieve, e così all'ora composta vi furo: e così raunati, gionse Lodovico e allato al piovano, che era in mezzo di quelli, si pose a sedere, e colto il tempo adattato, verso il piovano voltossi e disse: Misser lo piovano, per più di costoro m'è stato detto che voi vorreste sapere perché io non vengo più a vostre predighe o messe:alla quale domanda ho caro in presenzia di costoro farvi risposta. La cagione m'ha mosso è solo per non essere a prediga o messa d'uno gaglioffo ribaldo come siete voi, che per pappare e leccare alle spese di questo comune, con vostre false e inique predighe avete lusingati tutti questi uoimini e donne che faccino festa de' loro santi, e offici delli morti, perché a casa vostra rechino roba da godere, dando loro intendere mille pazzie: e perché a voi venga ogni cosa, gli avete dato ad intendere che sia peccato mortale a dare limosina ai poveri o agli incarcerati, e dove gli altri hanno di limosina all'altare candelucce o cotali quattrinelli, voi avete saputo sì fare, che vi recano vitelli di latte, castroni, agnelli, capretti, porchette, polli, paperi, pipioni, pane, vino, olio, cera, denari, frutta, legumi, lino e mille altre cosette, per modo che l'altare vostro spesso spesso mi pare uno mercato scialengo; delle quali cose nissuna utilità di chiesa o di casa o di possessione se ne vede, se non solo la vostra insaziabile e ingorda gola riempire. Vero è che voi li pagate di "centum pro uno accipietis", e avete indotti gli altri preti del paese a ghiottornire insieme con voi, e con ipocrisia detto che i secolari non istanno bene mescolati co' servi di Dio a mangiare e a bere, acciocché le ingordigie vostre con molte altre dissoluzioni che voi fate non sieno vedute, alle quale i porci affamati intorno al truogo assai più costumatamente si portano che voi, preti ghiottoni dintorno al buono piattello non fate all'altrui spese. E a credere loro date che in otto anni cavano l'anime de' loro morti di purgatorio per fare otto offici per empirvi la gola..E non vi vengognaste voi l'altro dì far spendere a quello povero uomo di Vincenzio vinti libre di denari per fare la festa di santo Vincenzio in cena e in spese e in altre ghiottornìe, solo per empire cotesta vostra disordinata bureggia. E poi predigando i miracoli del Santo, non avendoli detti mezzi, acciocché alla cucina non mancasse niente, insegnaste a Guerino ciò che di ghiottornie avesse da fare; che si convenia che allora costoro vi cacciassero del pergolo coi sassi, che a pena io me ne
tenni. Poi al mangiare, quando foste bene pieno, voi deste a intendere a Vincenzio che 'l Santo fosse apparito solo per avervi lui sì bene di vivande trattato, acciocché gli altri siccome lui bene vi trattassero, ché ad altro che ad empire cotesto disordinato tresepio non attendete. E che fede credete voi che io vi dia quando voi queste gioveni a secreto confessate, dove voi in pubblico e in pergolo da chi intende per cattivo siete scorto? E in questo cavò fora il suo breviale (il quale studiando il suo chiergo, addormendosi, gli cadde di mano e Lodovico lo prese), e tutto il fe' leggere a uno suo fante, il quale cominciava: "Deus in adiutonium meum intende", poi tutto di ricette di cuochi era pieno, contando di tutte le vivande e ghiottornie che fare si potessero, in che modo cuocere si dovessero e con che savori, e a che stagione; e tutto di ciò e non d'altro ragionava. Il quale letto in presenzia del popolo, Lodovico disse: questo è lo studio del vostro piovano, il quale al suo chiergo fa in cambio di breviale imparare; che si vorrebbe impiccare per la gola. E detto questo si voltò al popolo, dicendo: Andiamci con Dio, e domattina vuò cavalcare a Siena e mostrare al vescovo e all'inquisitore questo suo breviale, e avvisarli de' modi suoi e delle sue eretiche predighe per succiare i suoi popolani. E senza sua risposta aspettare s'avviò, a cui drieto seguì tutto il popolo. Il piovano, annodataseghi la lingua, non poté né seppe rispondare, e con gran vergogna e malinconia sì rimase. E impaurito del Vescovo e dello inquisitore, prese partito, e come fu notte lui e il chiergo levano carriera, e in parte arrivano ove da corsari furono presi e messi a vogare in galea; ove ser Meoccio stette sette anni a vogane. Nel quale tempo con molte bastonate e mala vita la sua disordinata peccia assuzzò: e divenuto giallo, infermo, vecchio e quasi della vista mancato, gli fu ventura che quella galèa ruppe a scoglio e in foce romana. E a Roma ser Meoccio arrivato a accattando, accadde che, essendo il perdono del giubileo, Lodovico Salerni e Nando da Cersa, essendo a Roma per lo perdono, trovaro ser Meoccio sulle scale di santo Pietro accattare: il quale ricognosciuto, e perché molto trasfigurato fusse pur per una margine che aveva nella gola ne furo certissimi, presone pietade, a desinare con loro lo menano senza scoprirsi chi essi fossero: e parlando con lui di più cose, esso venne a dire come era prete e avea nome ser Meoccio da' Acquapendente. Di che Lodovico infine lo rivestì tutto di nuovo, per limosina, e poi nella sua partita lo messe a cavallo e ad Acquapendente a casa sua lo rimenò, che mai da lui non fu cognosciuto. Ove gionto, Lodovico gli disse: Ser Meoccio, io vorrei una cosa udire da voi; tenete voi che di questa limosina che io v'ho fatta io abbia peccato o meritato? Disse ser Meoccio; Ohimè che dite voi? anco appena si può fare migliore bene che fare limosina al povero e cibarlo e rivestirlo come avete voi fatto a me, che è sufficiente cagione a farvi vita eterna acquistare. E Lodovico a lui: A fare bene ai poveri pregioni è bene o male? Ora cotesta è l'elemosina più accetta a Dio che nissun'altra (disse ser Meoccio), però che chi è fora può andare domandando limosina e trovarsene assai, ma chi è rinsernato in pregione non ne può cercare, e conviene stare alla misericordia degli uomini, o veramente morirsi di fame; e però è maggiore limosina assai che quelle degli altri. E così mi credeva io, disse Lodovico: ma uno di questi anni io udii predicare a uno piovano, che era tenuto valente, ch'egli era peccato mortale a far loro bene nissuno. Disse allora ser Meoccio: Oh chi fu costui che si voleva allora allora ardere per eretico? Rispose Lodovico: Era pur de' vostri d'Acquapendente e aveva nome...- Ser Meoccio, per non essere da loro cognosciuto, prese riparo, e disse: Io v'intendo di cui volete dire. La verità è che egli non era di qui, ma di quassù da Perceno: egli stette qui ad imparare, e fummo chierchi insieme più anni; ma egli era uno cattivo e per sue cattivitadi fu cacciato di qui e andonne in Savoia che mai non ci t
ornò, e credomi che ora ei sia monto: ed era uno bello compagnone ma, perdonimelo Dio, egli era uno uomo da non tenerlo a vita. Disse Lodovico: Io so che con voi posso dire ogni cosa: a dirvi il vero, io solo fui cagione di cacciarlo di quello paese. E faceste molto bene, disse ser Meoccio, ché fu sempre uno ribaldo. A cui Lodovico disse: Se questo fu bene, quale tenete voi che sia a Dio più accetto, o di cacciare quello piovano di Pernina, come feci, o veramente quello che io ho fatto ora a voi, di rivestirvi e rimenarvi a casa vostra, avendovi trovato cieco, povero e infermo? Ser Meoccio allora per non scoprirsi niente, disse: Fratello mio, tu m'hai posta una comparazione sì dispari ch'io addomando copia e termine e farci risposta. Di che Lodovico e Nardo, non potendo ristare, da lui presero licenzia e a Siena si recarono.
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