NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


Pagina 488
1-40- 80-120- 160-200- 240-280- 320-360- 400-440- 480-520- 560-600- 640-680- 720-745

[Indice]

     D'un X farotti un Y, ch'a sesta
     Non si farebbe più bello a fatica;
     E traggone ogni carta, e poi con questa
     Raccordo l'alfabeto e la rubrica,
     E scambieréti, e non vedresti come,
     Il titol, la coverta e 'l segno e 'l nome.

     I sacramenti falsi e gli spergiuri
     Mi sdrucciolan giù proprio per la bocca;
     Come i fichi sampier, que' ben maturi,
     O le lasagne, o qualche cosa sciocca:
     Né vo' che tu credessi ch'io mi curi
     Contro a questo o colui: zara a chi tocca!
     Ed ho commesso già scompiglio e scandalo,
     Che mai non s'è poi ravviato il bandolo.

     Sempre le brighe compero a contanti:
     Bestemmiator non vi fo ignun divario
     Di bestemmiar più omini che santi,
     E tutti appunto gli ho in sul calendario:
     Delle bugie nessun non se ne vanti,
     Ché ciò ch'io dico fia sempre il contrario:
     Vorrei veder più foco, ch'acqua o terra,

     E 'l mondo e 'l cielo in peste e 'n fame e 'a guerra.

     E carità, limosina o digiuno,
     O orazion non creder ch'io ne faccia;
     Per non parer provàno, chieggio a ognuno,
     E sempre dico cosa che dispiaccia;
     Superbo, invidioso ed importuno.
     Questo si scrisse nella prima faccia:
     Che i peccati mortal meco eran tutti,
     E gli altri vizi scellerati e brutti.

     Tanto è ch'io posso andar per tutto 'l mondo
     Col cappello in su gli occhi com'io voglio:
     Com'una schianceria son netto e mondo:
     Dovunque i' vo, lasciarvi il segno soglio,
     Come fa la lumaca, e nol nascondo;
     E muto fede e legge, amici e scoglio,
     Di terra in terra, com'io veggo o truovo,
     Però ch'io fu' cattivo insin nell'uovo.

     Io t'ho lasciato in drieto un gran capitolo
     Di mille altri peccati in guazzabuglio;


[Pagina Precedente] - [Indice] - [Pagina Successiva]