NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     (Dal Cortigiano)



     LE TRAGICHE NOZZE DI CAMMA

     Q
     UESTA Camma fu una bellissima giovane, ornata di tanta modestia e gentili costumi, che non men per questo che per la bellezza era maravigliosa; e sopra l'altre cose con tutto il core amava suo marito, il quale si chiamava Sinatto. Intervenne che un altro gentilomo, il quale era di molto maggior stato di Sinatto, e quasi tiranno di quella città dove abitavano, s'inamorò di questa giovane; e dopo l'aver lungamente tentata per ogni via e modo d'acquistarla, e tutto in vano, persuadendosi che lo amor che essa portava al marito fosse la sola cagione che ostasse a' suoi desiderii, fece ammazzar questo Sìnatto. Così poi sollicitando continuamente, non ne poté mai trar altro frutto che quello che prima avea fatto; onde, crescendo ogni dì più questo amore, deliberò torla per moglie, benché essa di stato gli fosse molto inferiore. Così richiesti li parenti di lei da Sinorige (ché così si chiamava lo innamorato), cominciarono a persuaderla a contentarsi di questo, mostrandole, il consentir essere utile assai, e 'l negarlo periculoso per lei e per tutti loro. Essa, poi che loro ebbe alquanto contradetto, rispose in ultimo esser contenta. I parenti fecero intendere la nuova a Sinorige; il qual allegro sopra modo, procurò che subito si celebrassero le nozze. Venuto adunque l'uno e l'altro a questo effetto solennemente nel tempio di Diana; Camma fece portar una certa bevanda dolce, la quale essa avea composta, e così davanti al simulacro di Diana in presenzia di Sinorige ne bevé la metà; poi di sua mano, perché questo nelle nozze s'usava di fare, diede il rimanente allo sposo; il qual tutto lo bevve. Camma come vide il disegno suo riuscito, tutta lieta appié della imagine di Diana s'inginocchiò, e disse: - O Dea, tu che conosci lo intrinseco del cor mio, siami bon testimonio, come difficilmente dopo che 'l mio caro consorte morì, contenuta mi sia di non mi dar la morte, e con quanta fatica abbia sofferto il dolore di star in questa amara vita, nella quale non ho sentito alcuno altro bene o piacere, fuor che la speranza di quella vendetta che or mi trovo aver conseguita: però allegra e contenta vado a trovar la dolce compagnia di quella anima, che in vita ed in morte più che me stessa ho sempre amata. E tu, scelerato, che pensasti esser mio marito, in iscambio del letto nuziale dà ordine che apparecchiato ti sia il sepolcro, ch'io di te fo sacrificio all'ombra di Sinatto.- Sbigottito Sinorige di queste parole, e già sentendo la virtù del veleno che lo perturbava, cercò molti rimedii; ma non valsero; ed ebbe Camma di tanto la fortuna favorevole, o altro.che si fosse, che inanzi che essa morisse, seppe che Sinorige era morto. La qual cosa intendendo, contentissima si pose al letto con gli occhi al cielo, chiamando sempre il nome di Sinatto, e dicendo: - O dolcissimo consorte, or ch'io ho dato per gli ultimi doni alla tua morte e lacrime e vendetta, né veggio che più altra cosa qui a far per te mi resti, fuggo il mondo, e questa senza te crudel vita, la quale per te solo già mi fu cara. Viemmi adunque incontra, signor mio, ed accogli così volentieri questa anima come essa volentieri a te viene: - e di questo parlando, e con le braccia aperte, quasi che in quel punto abbracciar lo volesse, se ne morì.


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