NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     In questo dire Madonna Giovanna, ché tal nome aveva la madre, la qual savia donna era, comprese la figliuola d'amore essere accesa; e rispostole non so che, da lei si separò. E la sera, venuto il marito gli narrò ciò che la figliuola piangendo risposto le avea. Il che molto a lui spiacque; e pensò che fosse ben fatto prima che più innanzi le nozze di lei si trattassero, acciocchè in qualche vergogna non si cadesse, d'intendere intorno a questo qual fosse l'opinione sua. E fattalasi un giorno venire innanzi, le disse: Giulietta (ché così era della giovane il nome), io sono per nobilmente maritarti: non ne sarai contenta, figliuola? Al quale la giovane, alquanto dopo il dire di lui taciutasi, rispose: Padre mio, no, che io non ne sarò contenta. Come! Vuoi dunque nelle monache entrare? disse il padre. Ed ella: Messere, non so: e con le parole le lacrime ad un tempo mandò fuori. Alla quale il padre disse: Questo so io, che non vuoi; donati dunque pace ch'io intendo di averti in un de' conti di Lodrone maritata. Al quale la giovane, forte piangendo, rispose: Questo non sia mai. Allora messere Antonio molto turbato sopra la persona assai la minacciò se al suo volere ardisse mai più di contradire, ed oltra questo, se la cagione del suo pianto non facesse manifesta. E non potendo da lei altro che lacrime ritrarre, oltremodo scontento, con Madonna Giovanna la lasciò, né dove la figliuola l'animo avesse, accorgere si poté.

     Avea la giovane al servo che con suo padre stava (il quale del suo amore consapevole era e Pietro avea nome), ciò che la madre le disse, tutto ridetto; ed in presenza di lui aveva giurato, ch'ella anzi il veleno volontariamente berrebbe, che prender mai, ancor ch'ella potesse, altri che Romeo per marito. Di che Pietro particolarmente secondo l'ordine, per via del frate n'avea Romeo avvisato ed egli alla Giulietta scritto, che per cosa alcuna al suo maritare non consentisse, e meno il loro amore facesse aperto: ché senza alcun dubbio fra otto o dieci giorni, egli prenderebbe modo di levarla di casa al padre. Ma non potendo Messer Antonio e Madonna Giovanna insieme né per lusinghe né per minacce dalla loro figliuola la cagione, perché non si volesse maritare, intendere, né per altro sentiero trovando di cui ella innamorata fosse, ed avendole più fiate Madonna Giovanna detto: Vedi, figliuola mia dolcissima, non piangere ormai più, ché marito a tua posta ti si darà, se quasi uno de' Montecchi volessi, il che sono certa che tu non vorrai; e la Giulietta mai altro che sospiri e pianto non le rispondendo, in maggiore sospetto entrati diliberarono di conchiudere più tosto che si potesse le nozze che tra lei e il conte di Lodrone trattate aveano. Il che intendendo la giovane, dolorosissima soprammodo ne diventò, né sapendo che si fare, la morte mille volte al giorno desiderava. Pur di far intendere il dolor suo a frate Lorenzo fra se stessa deliberò come a persona nella quale dopo Romeo più che in altra sperava, e che dal suo amante aveva udito, che molte gran cose sapea fare. Onde a madonna Giovanna un giorno disse: Madre mia, non voglio che voi maraviglia prendiate, se io la cagione del mio pianto non vi dico, perciocché io stessa non lo so; ma solamente di continuo in me sento una si fatta maninconia, che, nonché le altre cose, ma la propria vita, noiosa mi rende: né onde ciò m'avvenga so tra me pensare, nonché a voi o al padre mio dirlo, se da qualche peccato commesso ch'io non mi ricordassi, questo non mi avvenisse. E perché la passata confessione molto mi giovò, io vorrei, piacendo a voi, riconfessarmi; acciocché questa pasqua di maggio ch'è vicina, potessi in rimedio de' miei dolori ricevere la soave medicina del Sacrato Corpo del Nostro Signore. A cui madonna Giovanna disse ch'era contenta. Ed ivi a due giorni menatala in San Francesco, dinanzi a frate Lorenzo la pose; il quale prima molto pregato avea, che la cagione del suo pianto nella confessione cercasse d'intendere. La giovane, come la madre di sé allargata vide, cosi di subito con mesta voce al frate tutto il suo affanno raccontò; e per l'amore e la carissima amistà, che tra lui e Romeo ella sapeva che era, lo pregò, che in questo suo maggior bisogno aita porgere le volesse. Alla quale il frate disse: Che posso io farti, figliuola mia, in questo caso; tanta nimistà tra la tua casa e quella del tuo marito essendo? Disse a lui la mesta giovane: Padre, io so che sapete assai cose fare, e a mille guise ne potete aitare, se vi piace; ma se altro bene fare non mi volete, concedetemi almeno questo: io sento preparare le mie nozze ad un palagio di mio padre, il qual è fuori di questa terra da due miglia verso Mantova, ove menare mi debbono, acciocché io men baldanza di rifiutare il nuovo marito abbia, e dove non prima sarò che colui, che sposare mi deve giugnerà; datemi tanto veleno che in un punto possa me da tal doglia e Romeo da tanta vergogna liberare; se no, con maggior mio incarico e suo dolore, un coltello in me stessa insanguinerò. Frate Lorenzo, udendo l'animo di costei tale essere, e pensando quanto egli nelle mani di Romeo ancor fosse, il quale senza dubbio nemico gli diverrebbe, se a questo caso non provvedesse, alla giovane così disse: Vedi, Giulietta, io confesso, come tu sai, la metà di questa terra, ed in buon nome sono appo ciascuno, né testamento o pace veruna si fa ch'io non c'intravvenga; per lo che non vorrei in qualche scandalo incorrere, o che s'intendesse ch'io fossi intervenuto in questa cosa giammai, per tutto l'oro d el mondo. Pure, perché io amo te e Romeo insieme, mi disporrò a far cosa che mai per alcun altro non feci; sì veramente che tu mi prometta di tenermene sempre celato. Al quale la giovane rispose: Padre, datemi questo veleno sicuramente, ché mai alcun altro che io noi saprà. Ed egli a lei: Veleno non ti darò io, figliuola, ché troppo gran peccato sarebbe che tu così giovanetta e bella morissi; ma quando ti dia il cuore di fare una cosa che io ti dirò, io mi vanto di guidarti sicuramente dinanzi al tuo Romeo. Tu sai, che l'arca de' tuoi Cappelletti fuori di questa chiesa nel nostro cimitero è posta: io ti darò una polvere, la quale, bevendola, per quarantotto ore, ovver poco più o meno, ti farà in guisa dormire, che ogni uomo, per gran medico ch'egli sia, non ti giudicherà mai altro che morta. Tu sarai senza alcun dubbio, come fossi di questa vita passata, nella detta arca seppellita; ed io, quando tempo fa, ti verrò a cavar fuori e terrotti nella mia cella, finché al capitolo, che noi facciamo in Mantova, io vada (che fia tosto), ove travestita nel nostro abito al tuo marito ti menerò. Ma dimmi, non temerai tu del corpo di Tebaldo tuo cugino, che poco ha ch'ivi entro fu seppellito? La giovane già tutta lieta disse: Padre, se per tal via pervenir io dovessi a Romeo, senza tema ardirei di passar per lo inferno. Orsù dunque, diss'egli, poiché così sei disposta, io son contento di aitarti: ma prima che cosa alcuna si tacesse, mi parria che di tua mano a Romeo la cosa tutta interamente scrivessi, acciò ch'egli, morta credendoti, in qualche strano caso per disperazione non incorresse; perché io so ch'egli soprammodo ti ama. Io ho sempre frati che vanno a Mantova, ov'egli, come sai, si ritrova: fa' ch'io aggia la lettera che per fidato messo a lui manderò. E detto questo, il buon frate (senza il mezzo de' quali niuna gran cosa a perfetto fine condursi veggiamo), la giovane nel confessorio lasciata, alla sua cella ricorse; e subito a lei con un piccol vasetto di polvere ritornò e disse: To' questa polvere e, quando ti parrà, nelle tre o nelle quattr'ore di notte insieme con acqua cruda senza tema la berrai; ché d'intorno le sei comincerà operare, e senza fallo il nostro disegno ci riuscirà. Ma non ti scordare perciò di mandarmi la lettera, che a Romeo dei scrivere; ché importa assai. La Giulietta, presa la polvere, alla madre tutta lieta ritornò e dissele: Veramente, madonna, frate Lorenzo è il miglior confessore del mondo. Egli m'ha sì racconfortata, che la passata tristizia più non mi ricordo. Madonna Giovanna, per l'allegrezza della figliuola men trista divenuta, rispose: In buon'ora, figliuola mia, farai che ancora tu racconsoli lui alle volte con la nostra elemosina; ché poveri frati sono. E così parlando, se ne vennero a casa loro.


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