NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Frate Lorenzo, dappoi che la giovane morta conobbe, per molta pietà tutto stordito non sapeva egli stesso che farsi, ed insieme col compagno, dal dolore fino nel cuore passato, sopra i morti amanti piangea. Quand'ecco la famiglia del Potestà che dietro alcun ladro correva, vi sopraggiunse; e trovatigli piangere sopra questo avello, nel quale una lucerna vedevano, quasi tutti là corsono, e tolti fra lor i due frati, dissero: Che fate qui, domini, a questa ora? Fareste forse qualche malia sopra questo sepolcro? Frate Lorenzo, veduti gli officiali ed uditigli, avria voluto essere stato morto, pur disse loro: Nessuno di voi mi si accosti, perciocchè io vostro uomo non sono; e se alcuna cosa volete, chiedetela di bontanò. Allora disse il capo: Noi vogliamo sapere, perché così la sepoltura de' Cappelletti aperta abbiate, ove pur l'altro ieri si seppellì una giovane loro; e se non ch'io conosco voi, frate Lorenzo, uomo di buona condizione, io direi che a spogliare i morti foste qui venuti. I frati, spento il lume, risposero: Quel che noi facciamo nol saprai, ché a te di saperlo non appartiene. Rispose colui: Vero è; ma dirollo al signore. Al quale frate Lorenzo, per disperazione fatto sicuro, soggiunse: Di' a tua posta. E, serrata la sepoltura, col compagno entrò nella chiesa.

     Il giorno quasi chiaro si mostrava, quando i frati dalla sbirraglia si sbrigarono: onde di loro fu chi subito ad alcuno de' Cappelletti in novella di questi frati rapportò. I quali, sapendo fors'anco frate Lorenzo amico di Romeo, furono prestamente dinanzi al signore, pregandolo che per forza di tormento (se altrimenti non si poteva) volesse dal frate sapere quello, che nella loro sepoltura a quell'ora cercava. Il signore, poste le guardie, che il frate partire non si potesse, mandò per lui, al quale, venutogli innanzi, disse: Che cercavate, domine, stamane nella sepoltura de' Cappelletti? Diteloci; ché noi in ogni guisa lo vogliamo sapere. Al quale rispose il frate: Signor mio, io il dirò a vostra signoria molto volentieri. Io confessai già vivendo la figliuola di Messer Antonio Cappelletti che l'altro giorno così stranamente morì; e perciocché molto come figliuola di spirito l'amai, non alle sue esequie essendomi potuto ritrovare; era andato a dirle sopra certe sorte di orazioni, le quali, nove volte sopra il corpo morto dette, liberano l'anima dalle pene del purgatorio; e perciò che pochi le sanno o queste cose intendono, dicono gli sciocchi che io per ispogliar morti era ivi andato. Non so se io sia qualche masnadiero da far queste cose: a me basta questa poca di cappa e questo cordone né darei di quanto tesoro hanno i vivi un niente, nonché de' panni di due morti; e male fanno che mi biasmano in questa guisa.


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