Ant. - Questo vorrei io sapere.
Nan. - Ella cominciò la notte a parlare in sogno parole che non appiccavano l'una con l'altra; di che il vecchio faceva risa sgangherate, ma venendo poi ella al menare de le mani, e datogli un pugno in un occhio che bisognò la biacca con l'olio rosato, ne la riprendeva molto; ed ella fingendo non si ricordare di ciò che faceva e diceva vi aggiunse lo uscir del letto, aprendo finestre e casse; e qualche volta si vestiva, onde il menchione le giva dietro, scuotendola e chiamandola ad alta voce; e fra le altre volte avenne che volendola seguir fuor de l'uscio de la camera, posto il piede nel capo di una scala credendolo porre a piano, ruinò fino a basso, ed oltra che si fiaccò tutto, si spezzò una gamba; ed udito la famiglia sua il grido, col quale destò il vicinato, corsa a lui, lo riposero donde buon per lui se non se ne levava; ed ella parendo destarsi alle strida del marito, inteso il caso, piangeva e si rammaricava, maladicendo il vizio del suo levarsi, e mandò per il Medico, così di notte come era, gli rimise le ossa al luogo suo.
Ant. - A che proposito finse ella il sogno?
Nan. - Per condurlo a cadere onde ci cadde, acciò fiaccandosi non le potesse ir dietro; ora il rimbambito nella gelosia era ben misero oltra modo, ma tanto fumoso che a crepacuore teneva da dieci famigliacci tutti a dormire in uno suo camerone a terreno, ed il più vecchio non passava venti quattro anni, e chi aveva buona berretta, aveva triste calze, e chi buone calze, peggiore farsetto, chi buon farsetto, sciagurata cappa, chi buona cappa, uno straccio di camiscia: e mangiavano spesso spesso pane e scambietti.
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