NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Nan. - Tu te l'odi, egli fu così. E non le bastando di averlo caricato di tante corna, che non le avrebbero portate mille cervi, sendosi guasta di un vende leggende, con uno scartoccio di pepe, col quale gli condì la minestra, se lo levò dinanzi; e mentre moriva, in sua presenza, sposò il poltroniere: e seco si trafficò (così si disse per la terra) e nol giurerei, perché io non vi tenni il dito.
     (Dai Ragionamenti, Parte prima, giornata II)



     DEL GIUGNERE

     CHE MIA MADRE FECE IN ROMA MECO

     NANNA - ANTONIA

     N
     an- Veniamo al giugnere che mia madre fece in Roma meco.
     Ant. - Veniamoci.
     Nan. - Con buon ricordo sia, ci venimmo la vigilia di san Pietro; che Dio ti dica il piacere che io ebbi de' raggi che traeva e de' fuochi che faceva castello, sbombardando terribilmente, sonando poi i piferi, e con tutto il mondo in ponte, in Borgo, ed in Banchi.

     Ant. - Dove alloggiaste voi la prima volta?
     Nan. - A Torre di Nona, in una camera locanda tutta impannarazzata, e statevi così otto dì, la padrona di casa, che era impazzata di me, sì le parsi aggraziata, dettone una parola ad un Cortigiano, vedesti de l'altro dì passeggiare genti, come cavalli rappresi, dintorno a l'alloggiamento nostro, proverbiando il mio non me gli lasciar vedere a lor modo; perché mi stava dentro una gelosia, e se pure l'alzava, spuntando appena mezzo il viso fuori, la serrava subito; e benché io fossi bella, quel balenar de le mie bellezze, mi facevano bellissima. Per la qual cosa accresciuta la voglia di vedermi a la brigata, non si diceva altro per Roma che di una forestera venuta di nuovo, tal che piacendo sempre le cose nuove, come tu sai, si correva per vedermi a la sfilata; e quella che ci teneva in casa mai non si poteva quietare, tanto le era battuta la porta. E lascia pur frappare a loro circa il promettere, caso che ella me gli desse in mano; e la mia madre savia, che tutto ciò che feci, faceva e aveva a fare m'insegnò, non voleva udirne parola, dicendo: Adunque io vi paio di quelle? non piaccia a Dio che la mia figliuola si rimpa il collo; io son gentildonna, e se ben la disgrazia mi è corsa adosso, ringraziato Iddio, ci è rimaso tanto che vivacchieremo. E da queste parole nasceva tutta via più il nome de le mie bellezze. E se tu hai veduta una passera su le finestre ad un granaio, che beccatone dieci granelli vola via, e stata alquanto ritorna a l'esca con due altre, e rivolata riviene con quattro, poi con dieci, poi con trenta, e poi col nuvolo tutto insieme, vedi gli amanti intorno a casa mia, per volere porre il becco nel mio granaio; ed io non mi potendo saziare di vedere i Cortigiani, perdeva gli occhi per gli fori de la gelosia, vagheggiando la politezza loro in quei sai di velluto e di raso, con la medaglia ne la berretta e con la catena al collo, e in alcuni cavalli lucenti come gli specchi, andando soavi soavi co' loro famigli a la staffa, ne la qual tenevano solamente la punta del piede, col petrarchino in mano, catando con vezzi:


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