Se amor non è, che dunque è quel ch'io sento?
E fermatosi questo e quello dinanzi a la finestra, dove io faceva baco baco, dicevano: Signora, sarete voi sì micidiale che lasciate morire tanti vostri servidori? ed io alzato un pocolino la gelosia, e con un risetto rimandatola giuso, mi fuggiva dentro; ed eglino con un: "Bascio la mano a la vostra signoria", e con un: "Giuro a Dio che sete crudele", si partivano.
Ant. - Io odo oggi le belle cose.
Nan. - Standoci così, mia madre saputa volle fare un giorno una mostretta di me, fingendo che fosse a caso, e vestitami di una veste di raso pavonazzo senza maniche, tutta schietta, e rivoltatomi i capelli intorno al capo, avresti giurato che fossero non capelli, ma una matassa intrecciata d'oro filato.
Ant. - Perché te vestì ella senza maniche?
Nan. - Perché mostrassi le braccia bianche come un fiocco di neve; e fattomi lavare il viso con certa sua acqua più tosto forte che no, senza altro smerdamento di belletto, sul più bello del passare de' Cortigiani mi fece porre in su la finestra. Come io apparsi, parve che apparisse la Stella ai Magi, si se ne allegrò ciascuno; e abbandonando le redini in sul collo del cavallo, si ricreavano a vedermi, come i furfanti a lo spicchio del Sole, ed alzando la testa guardandomi fissi, parevano quelli animali che vengono dilà dal mondo che si pascono di aria.
Ant. - Camelioni vuoi dir tu.
Nan. - Èvero. E mi impregnavano con gli occhi nel modo che con le penne impregnano la nebbia quei che paiono sparvieri, e non sono.
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