Ant. - Il dì de la Nunziata?
Nan. - De la Nunziata, così è. Io me la posi al collo in quel dì proprio, ma ce la tenni poco.
Ant. - Perché poco?
Nan. - Perché giunta che fui ne la chiesa, visto la calca grande, pensai di farla mia, e che feci? mi levai la catena dal collo, e la diedi ad una persona che mi era più segreta che il Confessore, e spintami inanzi inanzi, sendo già nel mezzo de la folta, caccio uno strido simile a quelli di coloro che se gli trae un dente in Campo di Fiore dal canta in banca, e voItandosi ognuno al grido, eccoti la buona Nanna a dire: La mia catena, il ladro, il maniuolo, il traditore: e ciò dicendo, tutta di pelo piangendo; e tratto ciascuno a lo stridere mio, tutta la Chiesa si scompigliò, e corso il Bargello al romore, prese non so che disgraziato, che gli parse a la cera che fosse stato il ladro de la catena, e menatolo a Torre di Nona di peso, mancò poco che non lo fece impiccar caldo caldo.
Ant. - Nan ne vo' udir più.
Nan. - Si, udirai.
Ant. - Voglio udir ciò che disse quello che te la prestò.
Nan. - Io uscita di Chiesa tuttavia piangendo, e battendo le palme, me ne venni a casa, e serratami in camera, dissi a la fantesca: Non sia chi mi dia noia. In questo eccoti l'amico, e volendomi parlare, non ci è ordine, onde egli batte e ribatte, chiama e richiama, dicendo: Nanna? o Nanna? aprimi, aprimi dico, vuoi tu disperarti per questo? e io fingendo non l'udire, diceva, né piano né forte: Meschina, poveretta che io sono, sventurata, disgraziata, voglio entrare ne le Convertite, voglio ire ad affogarmi, e mi vo' far Romita; e levatami su del letto, dove mi giaceva, dico senza aprir la camera: Fantesca mia, va per un Giudeo che vo' vendere ciò che io ho, e co' danari pagheremo la catena; e fatto vista la fantesca di volere andare per lui, il buono amante gridando forte: Apri, che sono io, gli apro; e nel vederlo alzo le voci: Oimè che son disfatta; ed egli: Non dubitare, che se credessi rimanere ignudo, vo' che tu ne senta tanto, quanto io di questo scoppio che fo con le dita. - No, no, rispondo io, basta che mi si faccia tempo duo mesi; ed egli: Taci, matta, taci, e dormendo meco, la notte l'ebbe sì dolce, che non parlò più di catena.
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