Pip. - Io lo veggo con la fantasia.
Nan. - Che vai tu carendo? La Viniziana stava a la erta e ad ogni laude che il ribaldo le dava, rispondeva: Moia, basta, fazende. Io non ti so dir tante ciancie: il dormire insieme si concluse. Onde lo scolare accenna colui che n'è mezzano, e gli dà due zecchini con dire: Spendi e fa tu. Il ser bestia va, spendacchia, e spendacchiando trafuga marchetti, soldi, marcelli e manda le cose da vivere per un facchino a casa de la Diva.
Pip. - Par che voi vi siate state, in modo favellate di facchino e di cesto.
Nan. - Nol sai tu, se io vi sono stata?
Pip. - Sì, sì.
Nan. - La cosa venne a lo andarsene a letto, e spogliandosi il dottore avvenire, doppo il non voglio e il non fate, sogiugnendo: V. S. è troppo cortese, lasciò aiutarsi a trar di dosso un giacchetto di tela marcia greve, e sconcio bontà del peso che facevano due mila ducati, che intenderai.
Pip. - Sta pure a vedere.
Nan. - Quando la Puttana sente cadersi giù la mano da i cusciti nel vestitello, parse un maniuolo che adocchia uno di quei moccoloni che si lasciano tor la borsa da canto al pinco, e posatolo su la tavola, fa vista di non si accorgere di nulla attendendo ad accecano con le carezze, e co' basci, e col fargli pala, sendo solcata seco, de le mele e del finocchio. Vien la mattina, e il ragazzo del traforello entra in camera con inchini nuovi, e lo scolar maladetto gli avventa la borsa, la quale cadendo in terra fece poco romore, con dir: Va per malvagìa e marzapani; né stette molto, che i marzapani e la malvagìa vennero, e uova fresche appresso si desina, pur per via del comprator de la cena, e ridormesi, e rilevasi cinque notti e cinque mattine a la fila, e fa conto che il malandrino vi stesse a un quindici scudi, vel circa, e così fece un amorazzo e una amicizia da buon senno; e tuttavia lo scolar cattivo di nido alzava le voci dicendo: Perché non ingravida la Signoria vostra d'un maschio, che gli rinunziarei il priorato, la pieve e la badia?; ed ella: Magari. Ora non bisogna perder tempo, disse il Falla achi le fa, e che fece egli? Si cavò il giacco, e tenendolo in mano, vede là una casa ferrata, e serrata diabolicamente, onde la pregò che le piacesse riponervi drento i denari, i quali aveva confitti e appiattati per buon rispetto. Ella gli chiude, e dà la chiave a lui, pensando certissimamente di doverne avere almeno una o due centinaia. Intanto il mala lana e la trista spezie dice: Io vorrei comperare una catena da Donna di un cento cinquanta pezzi d'oro di valore, e perché io non son pratico, fatemela portar qui oggi o domane, che la comprerò subito; la corre in posta, credendosi che il presente avesse a toccare a lei, finse di mandare per il tale, anzi per il cotale, e fece venir catene e catenelle di minor prezzo; e non si accordando, tolse la sua, che pesava duecento ducati d'oro larghi, e fecela portare, ivi a poco, da un che pareva orafo, a Sua Altezza, e mostrategliene con dirgli: Che fin oro e che manifattura miracolosa, fece sì che si venne al mercato, e serrossi la compra a dugento venticinque; e la Signora allegra, dicendo fra se stessa: oltre che sarà mia, io avanzerò i venticinque de la fattura.
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