Pip. - Balorda.
Nan. - Quando ella ebbe finita il leggere la sua disfazione, da la quale si sentì dar più laude che non si dà al laudamus, si rintenerì tutta quanta, e vedendosi scongiurare de la risposta, si gittò ne le braccia di quel solo, e secreto, il quale gli ingannatori fanno ne le lor dicerie a lettere di scatole, a ciò che noi gli porgiam l'orecchie al primo; e ordinato il suo venire il terzo dì, perché in quell'ora il suo marito andava a la Villa, si stava spettando il tempo.
Pip. - Ella aveva marito, che?
Nan. - Sì, in mal'ora.
Pip. - E in mal punto.
Nan. - Avuto che ebbe il Messer fa Sonetti il sì, trovò non so quanti sconquazza carte e stiracchia Canzone dicendo: Io vo' fare la Serenata ad un puttanino maritato, assai gentil cosetta, la quale gualcherò tosto tosto; e che sia il vero, eccovi qui la posta manu propria, e mostrategli alcune righe scrittegli da lei, se ne risero un pezzo insieme; poi tolto un liuto accordandolo in un soffio, stroncò una calata assai contadinesca mente; e doppo uno ah, ah, a la sgancherata, si messe sotto la finestra de la camera de l'amica, la quale rispondeva in un borghiciuolo dove passava una persona l'anno; e appoggiato con le rene al muro, adattatosi lo strumento al petto, porse il viso in alto e mentre ella balenava lassuso, biscantò questo cotale:
Per tutto l'or del mondo,
donna, in lodarvi non direi menzogna,
perché a me e a voi farei vergogna;
per Dio che non direi
che in bocca abbiate odor d'Indi o Sabei;
né che i vostri capelli
de l'oro sien più belli.
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