(Novella III)
L'AMANTE GABBATO
Don Giovanni ama la Tonia, ed ella per promessa d'un paio di maniche li compiace:
e perché egli non gne le dà, ella d'accordo col marito il fa venire in casa,
e quivi gli fanno da se medesimo prendere la penitenza.
V
OI dovete adunque sapere, che non è molto tempo che nelle montagne di Pistoia fu un prete chiamato don Giovanni del Civelo, cappellano della chiesa di Santa Maria a Quarantola; il quale, per non mancare de' costumi de' preti di quel paese, s'innamorò sconciamente d'una sua popolana, chiamata la Tonia, la quale era moglie d'un di quei primi della villa, addomandato Giovanni, benché da tutti egli era detto il Ciarpaglia per soprannome. Aveva questa Tonia forse ventidu'anni, ed era un po' brunotta per amor del sole, tarchiata, e ritonda, che la pareva una mezza colonna di marmo stata sotto terra parecchi anni: e fra l'altre virtù che avea, come era saper ben rappianar un magolato, e tener nette le solca quando la marreggiava, ell'era la più bella ballerina che fusse in quei contorni; e quando l'arrivava per disgrazia su 'n un riddone a far la chirintana, ell'era di sì buona lena, che l'arebbe straccati cento uomini e beato a quel che poteva ballar con essa pure una danza; ché vi so dire che e' ne fu già fatta più d'una quistione. Or come la buona femmina s'accorse degli struggimenti del sere, non se ne faccendo schifa di niente, gli faceva otta catotta di belle carezzocce; in modo che 'l domine saltava d'allegrezza, che pareva un polledruccio di trenta mesi: e pigliandole ogni dì più animo addosso, senza parlare però di cosa che fusse dalla cintura in giù, si veniva a star con lei di buone dotte, e contavale le più belle novellozze da ridere, che voi mai vedeste. Ma ella che era più scaltrita che 'l fistolo, per vedere s'egli era acconcio come le persone, e come egli stava forte alla tentazione della borsa, gli chiedeva sempre qualche cosellina, come la sapeva ch'egli andasse a città, verbigrazia duo' quattrini di pezzetta di Levante, un po' di biacca, o che le facesse rimettere una fibbia allo scheggiale, o simili novellette; nelle quali il domine spendeva così volentieri i suoi danari, come se ne avesse fatto racconciare una pianeta. Contuttociò, o che gli paresse essere tanto bello in piazza, e calzar bene una giornea di panno cilestre colle maniche tagliate sul gomito, e avere una sufficiente grazia coll'amore, o ch'egli avesse paura del marito, o come la s'andasse; egli aspettava che la Tonia dicesse: Don Giovanni, venitevi a colcar meco. E così durò la cosa là da due mesi, ch'egli pascendosi come il caval del Ciolle, ed ella cavandone colai servigetti, e' non andavan più oltre. Alla fine, o che la Tonia cominciasse a fare un poco troppo in grosso (come colei che non si vergognò chiedergli tutto a un tratto un paio di scarpette gialle di quelle fatte a foggia che son tagliate dal lato, che si affibbian colla cordellina, o un paio di zoccoli a scaccafava, colle belle guiggie bianche, stampate con mille belli ghirighori), o la passion delle mutande, che ogni dì cresceva più, o pur altro ne desse cagione; e' pensò che fusse bene, come prima gli venisse in acconcio, che che avvenir se ne potesse, richiederla dell'onor suo. E appostando una volta tra l'altre ch'ella fusse sola, le portò un'insalata dell'orto suo (ché vi aveva la più bella lattuga tallita e i più begli stoppionacci che mai vedeste); e poiché egli gnen'ebbe data, e' se le mise a sedere al dirimpetto; e avendola guatata un pezzo fiso fiso, e' le cominciò di secco in secco a dir queste belle parole: Deh guatala come l'è belloccia oggi questa Tonia! alle guagnele, che io non so ciò che tu ti abbia fatto: oh tu mi par più bella che quel Sant'Antonio, che ha fatto dipingere Fruosino di Meo Puliti a questi dì nella nostra chiesa, per rimedio dell'anima sua e di Monna Pippa sua moglie, e suoro. Or quale è quella cittadina in Pistoia, che sia così piacente e così avvenente come sei tu? guata se quelle due labbruccia non paiono gli orli della mia pianeta del dì delle feste? o che felicità sarebb'egli poterti appiccar su un morso, ch'e' vi rimanesse il segno per insino a vendemmia! Gnaffe! Io ti giuro per le sette virtù della messa, che se io non fussi prete, e se tu ti avessi a maritare, io farei tanto, che io ti arei al mio dimino: o che
belle scorpacciate che io me ne piglierei! diavol, che io non mi cavassi questa stizza, che tu mi hai messa addosso! Stava la Tonia mentre che 'l sere diceva queste parole, tutta in cagnesco, e sogghignando così un poco sottecchi; or lo guardava, e or pareva che lo volesse minacciare: e quando egli ebbe finita così bella diceria, scotendo così un poco il capo, gli rispose: Eh sere, sere, andate, e' non bisogna dileggiare. Voi fareste il meglio: se io non piaccio a voi, basta che io piaccia al Ciarpaglia mio. Il prete, che già era venuto in bietolone, rimenandosi per dolcezza come una cutrettola, e spignendo il mento in fuori, che pareva pur che e' si distruggesse, udendo così fatta risposta, prese animo, e seguitò: Così non mi piacestù tanto, vezzo mio, come tu mi piaci! buon per me! non vedi tu che mi fai andare ratto ogni dì quinci oltre per vederti? o che paghere' lo a poterti toccare una volta sola que' duo' pippioni che tu hai in seno? che mi fanno abbruciar più ratto che non fa una candela d'un quattrino ad un altare. - E che malasin paghereste voi, disse allotta la Tonia, che sete più stretto ch'un gallo? gnaffe! chi disse preti disse miseri. E forse che non vuoi far testé del largo in cintura! come se io non conoscessi che a questi dì quando io vi chiesi quei zoccoli, voi faceste un viso di matrigna, che pareva ch'io v'avesse chiesto qualche gran cosa. So ben che se 'l Mencaglia vostro vicino volse nulla dalla moglie di Tentennino, che gli bisognò pagar la metà della gonnella che la si fece questo Ognissanti: e sai che la fu del più bel romagnuolo che sia in questo comune; e costolle il panno solo più di dodici lire, senza il soppanno, e gli orli, la balzana, e la manifattura, che le costò un tesoro. - Al corpo di santa nulla, Tonia mia, disse allora don Giovanni, che tu hai più di millanta torti; ch'io son più largo nelle donne, che non è non so io chi; e non vo mai a città, ch'io non ispenda al manchessia due bolognini con quelle belle cristiane, che stanno dietro al palagio de' Priori. Sicché pensa quello che io farei per te, che hai cotesto viso così avvenevolozzo, che mi ha in modo bucherato il fegato e le budella, che e non mi vien da mano a dir buccata d'ufficio; e a dirti il vero, io ho paura che tu non mi abbi affatturato. Mona costei, udendo così larghe promesse, ne volse fare un poco di sperienza, e disseli che era contenta far di sé il piacer suo, ogni volta ch'e' le promettesse pagare un paio di maniche di seta gialla con uno orletto di velluto verde da mano, e parecchi nastretti da capo pur verdi che svolazzassino, ed una rete di refe bigio con la culaia, ed imprestarle tre bobognini che le mancavano per riscuotere una tela dalla tessitrice; e che quando non volesse far questo, e' se n'andasse a Pistoia da quelle belle cristiane, che ne davano per duo bolognini. Il povero prete, che già aveva messo in ordine il battaglio per attaccarlo nella sua campana, per non si perder così fatta ventura, le promesse non che le maniche la gammurra col gamurnino; e già le voleva metter le mani ne' capegli, quand'ella facendo così un poco dello schifo disse: Deh don Giovanni mio, guardate costinci ritta, se per disgrazia voi aveste a canto quelli pochi quattrinelli che vi ho chiesti, che io ne ho una nicissità grandissima, che a dirvi il vero il mio colui non si truova cencio di camiscia. Il buon prete che averebbe pur voluto far a credenza, come quel da Varlungo, si aiutava pur col dire che non gli aveva a canto, ma che finita la compieta egli andrebbe fino alla chiesa, e guarderebbe se nella cassetta delle candele ne fussero tanti che bastassero, e gne li porterebbe. Udendo la Tonia che costui li dava la lunga, mostrò di volersi adirare, e borbottando gli disse: Non vel diss'io che voi eri la langura del pian di Pistoia? Fatevi in là, alla croce di Dio, che voi non mi toccherete, se voi non mi date prima questi pochi soldi. In buona fe' ch'egli si vuole imparar da voi altri, che non volete mai cantare, se voi non siate pagati in prima in prima: basta ben ch'io son contenta di aspettare del resto finché voi andiat
e a città; ma di questi io ne ho tanto di blsogno, che io non vel potrei mai dire. Orsù non ti adirar, Tonietta mia, disse don Giovanni, udendo far sì gran scalpore, ch'io guaterò se per disgrazia io gli avessi a canto: e così dicendo trasse fuori un certo suo borselbo, che e' teneva 'n un paio di calze a vangaiuole, e tanto lo premé, e tanto si scontorse, che stropicciandoli ad uno ad uno e' ne trasse sei soldi, e gne ne dette: e,come gliel'ebbe dati, la fu contenta che 'n una capanna ivi vicina e' sonasse un colpo a gloria le sue campane; e in questo luogo si ritrovaron di molte altre volte fino a che egli andasse a Pistoia. E quando poi gli accadde lo andarvi, alla tornata sua, o che se lo dimenticasse, o che gli paresse fatica lo spendere, e' non le portò altro che la rete; con la quale andatosene da lei prese scusa d'aver lasciate le maniche in casa per dimenticagione; e promettendognene portare il dì da poi, seppe sì ben dire che la gliel credette, e pigliando la rete fu contenta di ritornar con lui nella capanna. Ma perché il mal sere, e passa un dì, e passa l'altro, non le portava né maniche né manichini, la Tonia si cominciò adirare, e una sera fra l'altre gli disse una gran villania: ma egli che già aveva allentato lo straccale all'asino, e avea fatto pensiero che s'ella voleva le maniche, ch'ella se ne procacciasse; le rispose certe parole tanto brusche, ch'ella lo ebbe molto per male, e deliberò di vendicarsene; e mordendosi, disse infra sé: va pur là, pretaccio da gabbia, se io non te ne fo pentire, che mi venga una cassale che mi ammazzi: ma pazza sono stata io ad impacciarmi con questa pessima generazione, come se io non avessi mille volte udito dire, che son tutti d'una buccia; ma siemi ammesso per una volta. E per mostrar ben di essere adirata, stette tre o quattro dì che mai non lo volse vedere: dipoi, a cagione che e' le fusse più facile il vendicarsi secondo un suo disegno, la 'l cominciò di nuovo a intrattenere con mille belle paroline, e senza parlar più delle maniche, mostrò d'aver fatta la pace con essolui. E un dì fra gli altri, quando le parve venuto il tempo a proposito a quello ch'ella aveva disegnato, benignamente a sé il chiamò; e dicendogli che 'l suo Ciarpaglia era andato a Cutigliano, il pregò, che se e' si voleva dar un bel quattro con esso lei, ch'egli, là sull'ora della nona, se ne venisse in casa sua, ch'ella tutta sola lo attenderebbe: che se pur per disgrazia egli non ve la trovasse, e' non gli paresse fatica lo aspettare un poco, ch'ella non istarebbe molto a venire. Or non domandate se don Caprone si tenne buono di sì fatta richiesta, e se e' se ne ringalluzzava tutto, dicendo da se medesimo: Io mi maravigliava ben io, ch'ella penasse tanto a guastarsi del fatto mio; vedi vedi che testé non le danno noia le. maniche: ma pazzo sono stato io a darle fato, che tanto se n'era; e io non arei quel manco; ma sai tu come ell'è, don Giovanni? se tu non ne ricavi il tuo a doppio, tu sarai un gran pazzo. Queste e altre cotai parole dicendo, aspettò tanto, che e' venisse l'ora impostagli; la quale come più tosto fu venuta, egli fece quanto dalla donna gli era stato comandato. Aveva detto al suo marito la malvagia femmina il medesimo dì, come questo prete l'aveva richiesta dell'onor suo più volte; laonde tutt'a due d'accordo, per dargnene una mala gastigatoia, avevano ordinato quanto avete udito. E come più presto s'accorse ella che don Giovanni le era entrato in casa, fatto cenno al Ciarpaglia e a un suo fratello, che attendevano questa faccenda, avviatasi pian pian lor innanzi, trovò il drudo, che si stava sul letto a gambettare: il quale appena la ebbe veduta, che senza temer di cosa alcuna se le fece incontro; e cortesemente salutandola, gli volse gettare le mani al collo, per darle un bacio alla franciosa; ma egli non sel'era accostato appena, che 'l Ciarpaglia comparì su, gridando com'un pazzo: Ah pretaccio ribaldo, schericato, vedi vedi ch'io ti ci ho pur giunto, can paterino discacciato da Dio! A questo modo e' fanno i buoni religiosi? che dolenti vi faccia Iddio, gente di scarriera: a
ndate a guardare i porci, e a star per le stalle, non per le chiese a governar i cristiani: e voltandosi al fratello con una furia che mai la maggiore seguitava: Non mi tenere, levati, non mi tenere, che io darò a te; lasciami andare, che io voglio svenar questa puttanaccia di mogliama, e a quel traditore voglio mangiare il cuore caldo caldo. Il prete, mentre che costui diceva queste parole, pisciandosi sotto per la paura, si era ricoverato sotto il letto, e davasi a piangere e a gridare misericordia quanto della gola gli usciva; ma tutto era gittato al vento, che il Ciarpaglia era venuto ad animo deliberato, che i secolari a questa volta dessero la penitenza al prete; e udite s'ella fu crudele. Egli aveva in quella camera un cassonaccio, che era stato fin dell'avolo di suo padre, dove che egli teneva lo sceggiale, e la gammurra, le maniche di colore, e le altre cose di valuta della moglie: e' lo aperse, e cavonne fuor tutte quelle bazzicature, che ivi eran dentro; e tratto per forza il prete di sotto il letto, e fattoli mandan giù le mutande (le quali egli mentre aspettava la Tonia si aveva sfibbiate, per non la tenere, com'io mi stimo, a disagio), e' gli prese i testimoni, i quali, per essere egli avvezzo assai volte a starsi senza brache il dì a miriggio con le donne, egli aveva grandi e di buona misura, e gnene mise in quel cassonaccio; e mandato giù il coperchio, con una chiavaccia rugginosa che stava appiccata quivi presso ad un arpione, lo serrò: e fattosi dar dal fratello un certo rasoiaccio tutto pieno di tacche, col quale alcuna volta il sabato la moglie gli faceva la barba; lo mise sul cassone, e senza dir altro, tirato a sé l'uscio di camera, se n'andò a fare le sue faccende. Rimaso adunque lo sventurato prete nel termine che voi potete considerare, fu sopraggiunto in un tratto da tanto dolore, che poco mancò ch'egli non si venisse meno. E avvengaché, per essere la serratura tutta scassinata, il buncinello tenesse in modo in collo, che il coperchio non si accostasse alle sponde del cassone a un mezzo dito, e però gli facesse in quel principio poco o niente male; pure ogni volta che e' vedeva quel rasoio, e pensava dove e' si trovava legato, aveva tanto dolore al cuore, ch'egli era da maravigliarsi che e' non morisse: e se non fusse stato ch'egli si rassicurava pur un poco col credere, che e' lo avesser fatto per fargli un poco di paura, e perciò non istarebbon molto a trarlo di quel tormento; io mi penso ch'egli sarebbe intervenuto appunto quanto io vi ho divisato. Ma poiché e' fu stato un pezzo fra 'l dubbio e la speranza, e che e' vedeva che niuno veniva ad aiutarlo, e quella materia, che era cominciata ad ingrossare, gli dava un poco di passione, e' si diede a chiamare aiuto; e veduto che l'aiuto non veniva, e' si mise a volere sconficcare la serratura. Laonde egli si affaticò, e nello affaticarsi e' venne a stirar la pelle di quella cosa in modo, ch'ella enfiò, ed enfiando, gli cominciò a dare un dolore incomportabile. Sicché, posto fine a questa fatica, si ritornava a domandare aiuto, e gridar misericordia; e veggendo che l'aiuto non veniva, e la misericordia era perduta, e il dolor cresceva, quasi disperato della sua salute, pigliava in man quel rasoio, con animo di uscir di tanto stento, almen morendo: dipoi sopraggiunto da una viltà di animo e da una compassione di se medesimo, diceva piangendo: Eh Dio, sarò io mai sì crudele contro a me stesso, ch'io mi metta a sì manifesto pericolo? che maledetta sia la Tonia, e quel dì primo ch'io la vidi! E affannato da un grandissimo dolore, né potendo più aprir la bocca, si taceva. Poco da poi fissando quel rasoio, lo prendeva in mano, e se lo accostava, e segando così leggiermente, guardava come e' si faceva male; n' l'aveva appena accostato, che e' gli veniva un sudor freddo, e una paura, con un certo disfacimento di cuore, che pareva che si mancasse. Né sappiendo più che farsi, per istracco si pose bocconi in sul cassone; e or piangendo, or sospirando, or gridando, or botandosi, or bestemmiando, si affannò tanto, che doglia gli crebbe in guisa, che non potend
ola più sopportare, e' fu costretto cercar via d'uscire di quell'impaccio. Perché fatto della nicistà virtù, e preso in mano il rasoio, da sé a sé fece la vendetta del Ciarpaglia, e restò senza testimonj: e fu tanto il dolor che lo sopraggiunse, che gettando un muglio ad uso d'un toro quando egli è ferito, cadde tramortito in terra. Corsero a quel romore alcuni che dal Ciarpaglia furono mandati a sommo studio, e con non so che incanti e lor novelle fecer tanto, ch'e' non perdé la vita; se vita si può dire avere un uomo che non è più uomo. Cotal fine e così fatta ventura ebbe lo amore del venerabile sacerdote.
|