Opere di letteratura italiana e straniera |
Neri, allegro, pensando di cavargli dalle mani due fiorini (ché lo aveva più caro che da un altro diece, per poter poi schernirlo e uccellarlo a suo piacere), cominciò subito a fare aiutarsi vestire l'armadura, sendone allora tante in casa il cavaliere che arebbero armati cento compagni; perciocché egli era amico grandissimo di Lorenzo Vecchio de' Medici, che governava Firenze. In questo mentre che Neri si armava, lo Scheggia, chiamato il Monaco e il Pilucca da parte, disse loro quel che far dovessero, e avviògli fuori, e cianciando col cavalieri, stava a vedere armar colui, il quale fu fornito d'assettarsi appunto che sonavano le due ore. Nel fine, allacciatosi l'elmo, si mise la roncola in spalla, e tirò via alla volta della bottega di Ceccherino; ma camminar gli conveniva adagio, sì per lo peso delle arme, e sì rispetto agli stinieri; perciocché sendogli alquanto lunghetti, gl'impedivano lo alzare ed il muovere il piede. Intanto il Monaco et il Pilucca erano andati a far l'ufizio, l'uno in bottega del merciaio, e l'altro in su la scuola del Grechetto, che insegnava allora schermire nella torre vicina a Mercato Vecchio; i quali in presenza alle persone affermavano con giuramento, Neri Chiaramontesi essere uscito del cervello (così stati indettati dallo Scheggia), e che in casa egli aveva voluto ammazzar la madre, et in un pozzo gettato tutte le masserizie di camera; e come in casa il cavalieri dei Tornaquinci s'era armato tutto d'arme bianca, e preso una roncola aveva fatto fuggire ognuno. E il Pilucca, ch'era andato alla scuola della scherma, disse che egli aveva nella fine detto che voleva andare a bottega a bastonare Ceccherino di santa ragione; talché la maggior parte di quei giovani si partirono per veder questa festa, non avendo molto a grado quel merciaio, per lo essere egli arrogante, prosuntuoso, ignorante e dappoco; e una linguaccia aveva la più traditora di Firenze; pappatore e leccatore, non vi dico: nondimeno con tutto ciò aveva sempre la bottega piena di giovani nobili e onorati, ai quali il Monaco raccontava anche egli le meraviglie e le pazzie di Neri. Il quale da casa il cavalier partitosi, che stava da Santa Maria Novella, non senza meraviglia e riso di chiunque lo vedeva, si era condotto già alla bottega di Ceccherino; nella quale a prima giunta dato una spinta grandissima e spalancato lo sportello, entrò furiosamente dentro così armato, nella guisa che voi avete inteso; e gridando: - Ahi traditori, voi siete morti - inalberò la roncola. Coloro, per la sùbita venuta, per la vista delle armi, per lo grido delle parole minacciose, e per veder la roncola per l'aria, ebbero tutti una grandissima paura; e di fatto chi si fuggì nel fondaco, chi si nascose nella mostra, chi ricoverò sotto le panche e sotto il desco, chi gridava, chi minacciava, chi garriva, chi si raccomandava; un trambusto era il maggiore del mondo.
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