NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Fazio in questo mentre era stato chetissimo sempre, e veggendo andare le cose di bene in meglio, lietissimo viveva, sendo di buona pezza tornato a casa la moglie coi figliuoli; alla quale nondimeno non aveva detto cosa del mondo, e così aveva in animo di fare, il che sarebbe stato la ventura sua; dove il contrario fu la sua rovina, della moglie è dei figliuoli. Ora, sendosi la cosa di Guglielmo addormentata, e già non se ne ragionando più, Fazio dette voce fuori di avere fatto parecchi pani d'ariento, e di volere andare a vendergli in Francia; della qual cosa si ridevano la maggior parte degli uomini, come di colui che già due volte s'era affaticato in vano, et aveva gittato via la fatica, il tempo e la spesa, perciocché a farne il saggio non aveva mai retto al martello; e gli amici e i parenti suoi sopra tutto ne lo sconsigliavano, dicendo che ne facesse quivi il paragone; e se buono riuscisse a tutta prova, così in Pisa come a Parigi vender lo potrebbe; dove, non riuscendo, come si pensavano, non arebbe quel disagio né quella spesa. Ma niente rilevava; ché Fazio era disposto di andare a ogni modo, e non voleva altrimenti farne il saggio quivi, sapendo questa volta che lo ariento suo era ottimo: e fingendo che gli mancassero danari da condursi, impegnato un suo poderetto per cento fiorini (ché cinquanta ne bisognavano a lui, e cinquanta disegnava lasciarne alla moglie, per vivere infino a tanto che egli tornasse), già, lasciando dire ognuno, si era pattuito con una nave raugèa, che partiva allora per alla volta di Marsilia. Il che sentendo la donna, cominciò a far romore e a pianger seco, dicendogli: - Dunque, o marito mio, mi lascerete voi sola con due bambini a questo modo? E andrete consumando quel poco che ci è restato, acciocché i vostri figliuoli et io ci moriamo di fame? Che maledetto sia l'alchimia, e chi ve la mise per lo capo! Quanto stavamo noi meglio, quando voi attendevate a fare l'arte dell'òrafo e a lavorare! - Fazio attendeva pure a consolarla e a confortarla, e le prometteva tanto bene alla tornata che era una meraviglia; ma ella rispondendogli, diceva pure: - Se cotesto ariento è fine e buono, così sarà egli buono e fino qui come in Francia, e in quel medesimo modo lo venderete: ma voi ve ne andate per non ci tornar mai più, e logori questi cinquanta ducati che mi lasciate, ne converrà, misera me! con questi figliolini andare accattando - e non faceva né giorno né notte mai altro che piangere e rammaricarsi. Onde a Fazlo, che l'amava e teneva cara quanto gli occhi stessi e la propria vita, venne tanta pietà di lei e compassione, che un giorno dietro mangiare, chiamatola in camera sola, per rallegrarla e consolarla, ogni cosa, fattosi da capo, intorno a' casi di Guglielmo particolarmente le narrò; e presola per la mano, la menò nello scrittoio, e le fece vedere tutti quei sacchetti tutti pieni di ducati d'oro. La quale, come si meravigliasse, e quanta allegrezza avesse, non che raccontar con parole, non si potrebbe pure immaginare col pensiero, mille volte per la soverchia letizia abbracciando e baciando il diletto sposo; il quale con lungo giro di parole, mostratole come tacere sopra ogni cosa le bisognava, le disse quello che intendeva di fare, e la vita poi felicissima e beata, che alla tornata sua ordinar voleva: il che piacendo sommamente alla donna, li diede licenza allegramente, con questo che egli tornasse più tosto che potesse.


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