NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Fazio, ordinato colla sua Pippa il tutto, l'altra mattina, fatto fare una buona cassa nuova e forte con un serrame doppio e gagliardo, vi mise nel fondo tre di que' sacchetti (lasciato l'altro, per i casi che potessero intervenire, in guardia alla sua moglie) e sopra dodici o quattordici di quei pani di mestura di piombo, di peltro e di ariento vivo e d'altra materia, e la fece condurre alla nave, contro la voglia del suocero, degli altri parenti e di tutti gli amici, e della donna ancora, che fingeva di piangergli dietro. E tutta Pisa si burlava e rideva di lui, e certi che lo conoscevano ingegnoso e accorto per lo addietro, si pensavano che egli avesse dato la volta e impazzato, come molti, in quella maladizione dell'alchimia. La nave, dato le vele al vento, ch'era prospero, si partì al suo viaggio. La Pippa, facendo le viste di essere restata mal contenta, attendeva a provveder la casa, e governare i figliuoli. La nave al tempo debito arrivò a Marsiglia, dove una notte Fazio gittò in mare tutti que' pani dell'alchimia; e uscitosi di nave, colla sua cassa se ne andò coi vetturali insieme a Lione; dove stato alquanti giorni, mise mano ai suoi sacchetti, e a una delle prime banche che vi fussero, annoverati i suoi danari, se ne fece fare due lettere di cambio per Pisa; una alla ragione de' Lanfranchi, l'altra al banco de' Gualandi; e una lettera scrisse alla moglie, come seco era rimasto, avvisandola avere venduto il suo ariento, e di corto tornare a Pisa ricco. La qual lettera la Pippa fece leggere prima a suo padre, e poi agli altri parenti e amici di Fazio; i quali tutti si meravigliavano, e molti nollo credevano, aspettandosi l'opposto. Fazio, dopo non molto, colle sue lettere di pagamento si partì di Lione, e andonne a Marsiglia; e indi sopra una nave buscaina, carica di grano, salito, si condusse a Livorno, e di quivi a Pisa. E la prima cosa se ne andò a visitare la moglie e i figliuoli, e pieno di gioia e di allegrezza abbracciava e baciava ognuno che egli scontrava per la strada, dicendo che coll'aiuto di Dio era tornato ricco, sendo l'ariento suo riuscito finissimo, e a ogni paragone; e andatosene colle lettere di credenza in Banchi da' Gualandi e dai Lanfranchi, gli furono rimessi e annoverati nove mila ducati d'oro; e tutti se gli fece portare a casa con meraviglia e piacere dei parenti e degli amici, i quali non si saziavano di accarezzarlo e di fargli festa, lodando estremamente la sua virtù. Fazio, ricchissimo, da par suo ritrovandosi, veggendo che tutta Pisa oggimai credeva che dell'alchimia tosse uscito la sua ricchezza, fece pensiero di valersene e cominciarla a spendere; e prima riscosse il,suo poderetto e poi comperò una bellissima casa dirimpetto alla sua, e quattro possessioni delle migliori che fussero nel contado di Pisa. Comperò ancora per due mila scudi di Ufizi a Roma, e due mila ne pose in su 'n un fondaco a diece per cento; di maniera che egli stava come un principe, e abitando la casa nuova, aveva preso due serve e duoi servidori, teneva due cavalcature, una per sé e l'altra per la donna; e onoratissimamente vestiti i figliuoli, si viveva colla sua Pippa pacificamente in lieta e riposata vita. La Pippa, che non era solita, in tanta roba e in tante delicatezze ritrovandosi,.insuperbita, deliberò condursi in casa una vecchierella sua conoscente, e seco una sua figlioletta di sedici in diciassette anni, bellissima a meraviglia; e fece tanto che Fazio ne fu contento, dicendogli che la fanciulla, per cucire, tagliare e lavorare camicie e scuffie era il proposito appunto et il bisogno della casa; e così col suo marito e coi figliuoli viveva contenta in lieta dolce pace.


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