(Da Le Cene, Cena prima, novella V)
IL PRETE INGANNATORE INGANNATO
Il prete da San Felice a Ema col voler darle un papero, conosce carnalmente e inganna la Mea: di poi, ritornando, è da lei ingannato; e perdendo il papero e i capponi, doloroso, non potendo ire ai suoi piedi, ne è portato a casa.
C
OME voi dovete sapere, usanza è stata sempre mai nel nostro contado che i preti della villa, quando per avventura è la festa alla lor chiesa, invitano tutti i preti loro vicini; per lo che, avendo il prete del Portico, tra l'altre, una volta la festa, tutti i preti da lui chiamati ci concorsero; tra i quali vi fu un ser Agostino, che ofiziava a San Felice a Ema, poco indi lontano: il quale, mentre che la Messa grande solennemente si cantava, vide per sorte nella chiesa una bella giovine e manierosa; e domandato livi intorno chi ella fusse, gli fu risposto esser quindi popolana: e perché ella gli andava molto per la fantasia, poco ad altro, fuor che a mirarla e vagheggiarla, attese la mattina. Avvenne poi che, detto l'Ufizio e fornite le Messe, tutte le persone di chiesa partitesi, se ne andarono a desinare, e così fecero i preti. In sul vespro poi ser Agostino, uscendo così fuori in su la strada per via di diporto, vide per buona ventura in sul suo uscio sedersi la giovane che veduto la mattina in chiesa aveva, (la quale si faceva chiamare Mea, moglie di un muratore) che in compagnia dell'altre donne vicine si stava al fresco e a motteggiare. Per la qual cosa, chiamato il prete della Chiesa, lo prese a domandar di lei e della sua condizione; il quale gli rispose esser tutta piacevole e buona compagna, eccetto che coi preti; i quali, che se ne fusse la cagione, aveva piu in odio che il mal del capo, e non voleva, non che far lor piacere, ma pur sentirgli ricordare. Gran meraviglia se ne fece ser Agostino, e fra sé dispose di caricargliene a ogni modo, dicendo seco medesimo: - Io so che tu ci hai a lasciar la pelle, voglia tu o no. - E perché ella non avesse cagione di conoscerlo per prete, se gli levò, benché mal volentieri, d'intorno; ma di lontano la riguardava pure sottecchi che non pareva suo fatto; e quanto più la mirava, tanto più gli cresceva il disiderio di possederla. In questo mentre ne venne il Vespro, e di poi la Compieta, che la Mea non rntrò mai in chiesa, tanto che, fornito gli Ufizi e la Festa, ser Agostino, fatto colezione grossamente con gli altri preti, prese licenza, e tornossene a San Felice a Ema, dove non faceva altro mai che pensare alla sua innamorata, et il modo che tener dovesse per poterle favellare che non fusse da lei per prete conosciuto, e poscia cercare di venire agli attenti suoi.
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