NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     E sia certo ognuno che non è cosa nel mondo, che tanto piaccia e contenti quanto la vendetta, e massimamente alle donne. Il misero ser Agostino, carpon carponi, doloroso e tremante, tanto adoperò, che si condusse alla strada, e nascoso stette per infino alla sera, tanto che per avventura vide passare il mugnaio che macinava alla pescaia d'Ema, suo amico e vicino, il quale chiamato con bassa voce, e datoseli a conoscere, pregò che sopra un mulo lo mettesse, e a casa ne lo portasse. Il mugnaio, meravigliandosi, senza voler altrimenti intender la cagione, come quivi a quell'otta, e in quel modo si fusse condotto, sopra un mulo lo pose; e increscendogliene fuor di modo, a casa sua lo condusse; e come il prete lo pregò, non disse mai niente a persona. Ser Agostino alla fante e alla madre poi trovò certa sua scusa dello essere uscito a quella foggia travestito, e così della rottura del ginocchio e della isvoltura del piede, ché m'ebbe assai, parecchie e parecchie settimane: e al mugnaio ancora fece credere certa sua invenzione; talché di molto tempo stette la cosa che non si seppe: e non si sarebbe saputa mai, se non che ser Agostino, già vecchio, morto la Mea e il marito, la disse più volte, e la raccontava per via di favola.

     (Da Le Cene, Cena prima, novella VI)



     LA BEFFA A GIAN SIMONE BERRETTAIO
     Lo Scheggia, il Pilucca et il Monaco danno a credere a Gian Simone berrettaio di fargli per forza d'incanti andar dietro la sua innamorata. Gian Simone, per certificarsi, chiedendo di vedere qualche segno, gliene mostrano uno che lo sbigottisce: e non li piacendo di seguitare, operano di sorte che da lui cavano venticinque ducati, de' quali un pezzo fanno buona vita.


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