Opere di letteratura italiana e straniera |
Era innamorato in quel tempo Gian Simone d'una vedova sua vicina, bellissima fuor di modo; ma, sendo ella nobile et onestissima, e convenevolmente abbondante dei beni della fortuna, ne viveva malcontento; e non sapendo egli come venire a fine di questo suo amore, pensò, non avendo altro rimedio, per forza di incanti e non altrimenti, dover poterne còrre il desiato frutto; e chiamato un giorno lo Scheggia, in cui aveva grandissima fede, gli narrò et aprì tutto il desiderio suo, e dopo gli chiese e consiglio e aiuto, prima avendolo fatto giurare di tacere. Lo Scheggia gli disse che agevolmente si farebbe ogni cosa, ma che bisognava conferirlo al Pilucca, il quale aveva un suo amico, chiamato Zoroastro, che faceva fare ai diavoli ciò che gli pareva e piaceva. Gian Simone risposto avendo che di tutto era contento, rimasero l'altra sera di cenare insieme pure in casa Gian Simone, e di consultare e deliberare ciò che fusse da fare intorno a questo amore. Lo Scheggia, allegrissimo, tosto che da lui fu partito, trovò il Pilucca, et ogni cosa per ordine gli disse, di che fecero insieme maravigliosa festa, pensando, oltre il piacere, cavarne utile non piccolo: e restati di quel che far dovevano, n'andarono alle faccende. |