NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


Pagina 716
1-40- 80-120- 160-200- 240-280- 320-360- 400-440- 480-520- 560-600- 640-680- 720-745

[Indice]

     Ma lo Scheggia si partì, per trovar il Monaco e il Pilucca; i quali finalmente trovati, raccontò loro il tutto: di che molto contenti restarono, parendo loro nondimeno tristissimo baratto i venticinque ducati con una cenuzza tignosa; e massimamente il Pilucca non sarebbe stato forte a patto veruno, se non avesse inteso degli Otto. Nella fine rimasti di trovarsi in casa Zoroastro la sera, per cenare insieme alle spese del Crocifisso, lo Scheggia li lasciò, e andatosene a trovar Gian Simone, per parte di Zoroastro gli fece mille ringraziamenti, mille offerte e mille profferte; e di poi se ne tornò a casa Zoroastro, per stare intorno ad acconciare gli arrosti, e fargli cuocere a suo senno, essendo più della gola, che San Francesco del cordiglio, devoto, dove all'ora deputata vennero il Pilucca et il Monaco; e fattisi festa insieme, e molto riso dei casi di Gian Simone, si posero, finalmente a tavola; alla quale, da un famiglio di Zoroastro, e dagli zanaiuoli serviti, colle vivande che voi sapete, bene acconce e stagionate, stettero con i piè pari, e fecero uno scotto da prelati con quel vino che smagliava. Ma poi, venuti dove più assai del ragionare che dei cibi si piglia diletto e conforto, il Pilucca, come colui che gli stavano quei venticinque ducati in sul cuore, non potendola sgozzare, così a un tratto cominciò a dire: - . Per Dio, che questi capponi e questi piccioni sono stati saporiti e delicati, e non mi pane mai aver mangiato i migliori naveggiuoli, né bevuto il più prezioso vino. - A cui Zoroastro rispose: - Per domandasséra ho fatto serbare la metà d'ogni cosa, sicché noi potremo cenare sì bene come stasera; e, se voi avevi tanta pazienza, io vi averei invitati a ogni modo. - Io n'era certissimo, seguitò il Pilucca, e non diceva per codesto, ma perché il mangiare a macca mi piace sempre più il doppio; e perciò vorrei che noi ordinassimo qualche involtura, qualche tranello, dove noi gittassimo qualche rete addosso a Gian Simone, da poterli cavare delle mani quei venticinque 'ducati: considerate per vostra fe' quante così fatte cene elle sarebbero: io vi so dire che io diventerei di sei centinaia. - Che ne so io? - disse il Monaco. - E che ti penseresti di fare? - soggiunse lo Scheggia. Sicché da Zoroastro e dagli altri in poco d'ora molti modi da farlo trarre narrati furono, fra i quali ad uno inventato dal Pilucca s'attennero, come riuscibile e meno pericoloso, il quale successe loro poi felicemente, come tosto intenderete; e restati ultimamente di quel che far dovevano, da Zoroastro presero licenza, e se n'andarono a dormire.


[Pagina Precedente] - [Indice] - [Pagina Successiva]