Opere di letteratura italiana e straniera |
Guasparri, già presso a casa, andava pensando se gli era bene il dormir solo; e fu tutto tentato d'andar di là d'Arno a starsi con un suo parente: pur poi, parutoli tardi, se n'andò a casa, e tolta la chiave, aperse l'uscio, et entrò dentro. L'usanza di Guasparri per quella stagione era di dormire in una camera terrena, che rispondeva in su la loggia, la quale Meino con un compagno, per commissione di Zoroastro e dello Scheggia, aveva tutta quanta intorno intorno parata a nero con certe tele accattate dalla Compagnia dell'Osso, che servono per la Settimana Santa e per lo giorno de' Morti, dipinte di croci, d'ossa e di capi di morti; e a una cornice che la girava d'intorno intorno appiccato avevano più di mille candeline di cera bianca tutte quante accese, talché rendevano uno splendore maraviglioso; e nel mezzo dello spazzo sopra un tappeto vi era uno, vestito di bianco a uso di Battuto, acconcio le mani e i piedi in guisa che pareva un morto, pieno ogni cosa intorno di fiori o di foglie di melarancio: da capo aveva un Crocifisso a due candele benedette accese, da poterlo segnare, chi avesse voluto. Così divisata la camera nella foggia che inteso avete, l'avevano riserrata che niente si pareva. Guasparri, poiché fu dentro, secondo la sua consuetudine, se n'andò al buio alla camera per andarsene a letto, il quale poi il giorno gli rifaceva una vicina; ma come, volgendo la campanella, egli aperse l'uscio, subito vide lo splendore, il parato dell'ossa e il morto disteso in terra; onde da tanta paura, da tanta maraviglia, da tanto dolore fu preso, percosso et avvinto, che subito sbalordito cadde in su la soglia dell'uscio inginocchioni, che non potette per la paura e per la doglia formar parola. Ma poi, fatta della necessità fortezza o disperazione, rittosi, e tirato a sé l'uscio di camera, e forse temendo che quel morto non gli corresse dietro, s'uscì fuori di casa prestamente, e la dette a gambe, e per la fretta non si ricordò di serrare la porta da via; e correndo a più potere, non aveva altro nella mente, che morti, spiriti, diavoli, fantasime e streghe, mille anni parendogli di trovare i compagni, talché passando il Ponte alla Carraia, non s'avvide dei cuccubeoni, che prima gli avevan dato tanto terrore e spavento: così la maggior paura caccia sempre la minore. Meino et i compagni, che stavano alla posta, tosto che Guasparri fu fuori dell'uscio, come era stato ordinato, spacciatamente spegnendo tutti i lumicini, e sparecchiando e sviluppando le tele dipinte, il tappeto, il Crocifisso, le candele et ogn'altra cosa rabballinando, portaron via, e rassettirono al luogo loro; e racconcia la camera, come ell'era prima né più né meno, e serratala, se n'andarono a casa Meino. Ma perché Guasparri aveva lasciato aperto l'uscio, acciocché non gli fusse stato rubato, una di loro, che non pareva suo fatto, stava a far la guardia, benché gli era in su un'otta, che non si trovava fuori nessuno. Intanto Guasparri era arrivato a casa il Pilucca, e battendo la porta, non restava di gridare; quando coloro, che l'aspettavano, corsero con gran fretta e allegrezza per aprirli; e sentito la voce, il Pilucca prima disse: - Che saranno, Guasparri, delle tue girandole? - A cui rispose Guasparri gridando: - Ohimé! Pilucca e voi fratelli, misericordia, aiuto! io, ho piena la casa tutta di spiriti e di morti, e credo che vi sia dentro tutto il Limbo e tutto l'Inferno - ; e raccontò loro ciò che aveva veduto. Zoroastro et i compagni, fingendo di non gli credere, e dicendo che egli li voleva uccellare di nuovo, li facevano rinnegare la fede; perciocché egli, pur narrando le maraviglie, affermando e giurando, gli pregava che volessero andar seco di grazia e per l'amor di Dio, per chiarirsi prima, e poi consigliano ci aiutarlo in così fatto bisogno e in tanta necessità. E questo dicendo, tuttavia tremava di sorte che Zoroastro disse: - Guasparri mio, egli non è dubbio alcuno, così bene ti s'avviene il fingere, che, se noi non fussimo pur dianzi stati dileggiati e burlati da te, che ora noi ti credessimo; ma tu puoi fare e
dire a tua posta, che noi non siamo più per crederti, e non ci befferai altrimenti. - Guasparri, giurando al corpo e al sangue che non gli beffava, ma che diceva da miglior senno che egli avesse, si disperava, promettendo che, se non era così la verità, che voleva che gli cavassimo gli occhi di testa. A cui rispondendo Zoroastro disse: - Se tu hai, come tu mostri, voglia che noi venghiamo e vediamo, il cavarti gli occhi non serve a nulla; ma dammi in pegno codesto rubino che tu hai in dito; e se la cosa sta come tu dici, e che in camera tua siano i morti, i lumicini e le maravaglie, te lo voglio rendere graziosamente; ma se gl'interviene, come del Ponte alla Carraia, che non vi sia niente, come io credo, voglio che s'intenda per noi guadagnato e a te si rimanghino gli occhi, che son troppo cara merce, e da non arrischiarli così per poco. -
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