Opere di letteratura italiana e straniera |
Finito il tempo dell'imbasciaria, il nobil uomo, ritornato al re e parimente a casa, trovò la donna fuor del solito suo costume, non solamente sana, ma allegra, e assai più bella e in miglior stato, e di questo caso lo fece assai maraviglia. Dove, più volte immaginatosi onde questa cagione derivar potesse né trovando né conoscendo per modo alcuno sì nuovo accidente, tentò più vie di saperlo, né alcuna trovandone, deliberò, con modo non molto ragionevole, di tal cosa chiarirsene e farsi certo se quello che el chiedeva fosse vero. Essendo adunque venuto il tempo che gli uomini vanno a deporre la miglior parte dei lor secreti nel petto de' confessori, andò il barone a ritrovare il valente padre, dal quale la donna era solita confessarsi, e prima con i preghi, e poi oprando l'autorità e la potenza sua, fece tanto che gli concesse e l'abito e il luogo. Dove la donna con le sue donzelle, una mattina per tempo se ne andò, e sinceramente postasi in ginocchioni, delle sue colpe cominciò a chieder perdono: ed essendo arrivata all'atto del matrimonio fieramente si diede a piagnere; ed essendo pur domandata dal confessore e assicurata del perdono del suo fallo, la gli disse come d'un paggio onorato e molto a lei carissimo era innamorata; la qual cosa gli aveva prodotto più nuovi e più crudeli accidenti che s'udissero mai: e, detto questo, di nuovo più forte si diede lagrimare. Il barone, avendo avuto questa prima ferita, per cercare quel che non doveva e quel che non avrebbe voluto ritrovare, fu quasi spinto dallo sdegno a scoprirsi; ma, desideroso di sentir più innanzi, con buone parole la quietò e gli fece il perdono facile di tal peccato. Disse la donna: - Doppo il paggio, padre mio, pur con suo consentimento, perché altrimenti non ho potuto fare, anzi forzatamente l'ho fatto né ho possuto far di manco, se Dio mi perdoni a un nobilissimo barone, tante volte quante egli ha voluto, carnalmente acconsentii; e doppo questo errore ultimamente, e mi dispiace assai, sforzata e contra mia voglia, a un frate maledetto mi son data in preda (che tristo lo faccia Iddio!) ch'io non lo veggio mai con sì fatti panni addosso che io non gli desideri tutti i mali del mondo. - E dal dispiacere del peccato e dal dolore dell'ingiuria, gli sopravvenne sì fieri singulti che più parlare in modo alcuno non poteva. Il marito, più dolente che consigliato, preso dal nuovo caso un furore pazzo e dalla maraviglia stordito, trattosi il cappuccio di testa e a un tempo medesimo aperto la grata dove confessori si stanno ascosti, disse: - Adunque, malvagia donna, non se' stata invano né hai passati i tuoi giorni indarno, che sì disonestamente e sì lascivamente li hai spesi! - Qui può imaginarsi ogni donna che in simili accidenti si fosse ritrovata, ché dolore fu quello della femina colpevole: dove, vedutasi palesata e scoperta, senza riparo di scusa alcuna, fu quasi per tramortire, non tanto per i casi passati quanto per la novità del presente. Pure Iddio volendo punire l'inganno del tradimento usato alla donna, gli diede non meno forza che virtù; e alzato gli occhi verso il marito infuriato, con un arguto modo, quasi che da un nuovo sonno svegliata fosse, gli disse con un malpiglio: - Oh che nobil cavaliere! oh che gentil sangue di signore, oh che real barone che tu sei divenuto! oh mia infelice sorte! non so qual debb'esser più ripresa in te delle due viltà dell'animo che t'è entrato nel petto, o l'imaginarti che la tua buona donna faccia fallo alla tua presenza o l'esserti vestito sì vilmente, astretto non meno da dappocagine d'intelletto che da furiosità di poco senno. l' mi contento bene che per insino a ora tu abbi ricevuto il premio che tu andavi cercando; ben è vero ch'io non voglio usar e i termini con teco che tu meco hai usato e tenerti ascoso la tua stoltizia e non ti palesar la mia bontà. Dimmi: sei tu fuor del senno? Non sei tu paggio de re? Non sei tu barone? Ultimamente, non sei tu divenuto un maledetto frate? Quali altri paggi, quali altri baroni e qual altro frate ha auto a far con meco che tu? Sei tu sì uscito del c
ervello che tu non lo conosca? Ch'io son vicina, per questo caso disonesto e della poca fede che tu tieni nella mia persona, quasi di trarmi gli occhi di testa, per non vedere un sì brutto spettacolo. Deponi, uomo savio, sì orribile sospetto e cerca di coprire si sciocco e sì vituperoso modo che tu hai usato di vestirti da frate, ch'io giuro a Dio ch'io non posso più dinanzi alla faccia tua star ginocchioni, tanto mi pesa questo caso e duole. - E in piedi levatasi, tutta turbata in faccia, senza far più parole, alle sue donne se ne tornò. Il barone, veduto scoperto la sua pazzia, e creduto fermamente alle parole della valente donna cercò non meno di coprire il fallo che d'emendare il suo errore.
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