Felice Venosta
CARLO PISACANE E GIOVANNI NICOTERA
(o LA SPEDIZIONE DI SAPRI)


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     L'opera era principiata in Genova (Stabilimento tipografico nazionale, 1858); ma sembrava che una fatalità pesasse su di essa; chè, terminata la prima parte, non potè più essere proseguita. Fu nel 1860, che l'avvocato Enrico Rosmini, amicissimo del martire e della famiglia, pensò di proseguire la pubblicazione degli scritti del Pisacane, e lo fece coi tipi di Pietro Agnelli di Milano. - Il Rosmini si accinse alla stampa per fare cosa grata alla famiglia dell'illustre patriota e rendere come meglio poteva omaggio alla gloriosa memoria di lui.
     Trovando molta riluttanza negli editori genovesi, il Pisacane non ebbe amore ad ordinare il suo scritto; e come egli stesso nel Testamento politico ricorda "non lo condusse a forbitura di stile."
     Oltre agli scritti di cui abbiamo parlato, due altri se ne hanno del Pisacane, ove non si voglia pur computare una viva polemica che da Genova sostenne col generale Roselli, quando questi pubblicò le sue Memorie intorno ai fatti militari di Roma, la quale trovasi inserta nel giornale La voce della Libertà (settembre 1853, n. 260, 261, 262). Il Roselli si mostrava offeso nelle Memorie per averlo il Pisacane ne' suoi scritti detto debole, e per aver dichiarato che la sua debolezza fu causa di errori. Se il generale si fosse accontentato di mostrare come quegli si fosse ingannato, e in quelle circostanze non si potesse usare severità, il Pisacane non gli avrebbe certamente replicato; ma non entrando in franca discussione, accusandolo di mala fede, e dichiarando che si era espresso così sul conto suo per trarre qualche opinione più favorevole a sè dal pubblico, egli non poteva tacere.


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