Opere di letteratura italiana e straniera |
"Ma alcuni di questi, scrive il Colletta, confidenti alle regali promesse di clemenza o arrischiosi o dal fato prescritti, restarono: e nel giorno istesso furono imprigionati o morti; due fratelli di nome Corona, napoletani, partigiani di libertà, rimasti con troppa fede al re, furono, per comando di lui, presi ed uccisi. La plebe, scatenata sotto velo di fede a Dio e al pontefice, spogliò case, trucidò cittadini, affogò nel Tevere molti Giudei: operava disordini gravi e delitti."
Il generale francese, dopo fiera battaglia, e molte stragi, ai 23 gennaio 1799, entrò vittorioso in Napoli, e proclamò la Repubblica Partenopea. Mentre i buoni sostenevano i nuovi ordini della libertà e adoperavano ogni più onesto e generoso modo, i tristi facevano studio di male arti per rinsediare in trono la tirannide e la barbarie. Uomini di cattivo ingegno, ladri, assassini si posero alla testa della controrivoluzione nelle provincie. Essi erano chiamati amici ed onorati da Ferdinando e da Carolina; ad essi si rivolsero i preti, i frati, i vescovi e gli altri amici del dispotismo; e ad essi fu anima e capo il cardinale Fabrizio Ruffo, uomo che lasciò di sè fama scelleratissima. Assuntosi quel porporato di sommuovere le Calabrie contro i Repubblicani, sbarcò sul lido calabrese nel febbraio di quel medesimo anno 1799; raccolse intorno a sè malfattori e masnadieri in gran copia, e ne compose un esercito che chiamò della Santa Fede; donde venne poscia il nome di Sanfedisti a tutti i più perversi retrivi. Il Ruffo s'impadronì di molte città calabresi; eppoi si diresse a Cotrone(5) ove, in nome della religione e del diritto divino dei re, fece nefandità non mai più udite. Tutti gli amanti di Repubblica vennero tratti a morte, anche negli altri luoghi in cui l'esercito della Santa Fede entrava vittorioso; e fra questi, la sera del 24 febbraio, Giovanni Andrea Serrao, vescovo di Potenza, uomo veneratissimo per dottrina, per vera religione e per santità di costumi. |