Felice Venosta
CARLO PISACANE E GIOVANNI NICOTERA
(o LA SPEDIZIONE DI SAPRI)


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     Sapri fu il punto fissato per lo sbarco, e il giorno della partenza da Genova il 13 giugno dello stesso 1857; la spedizione sarebbe stata aiutata da tentativi che il Mazzini avrebbe arrischiati su Genova e sulla Toscana. Il giorno 9, il palermitano Rosolino Pilo, altro dei congiurati, faceva collocare in una paranzella alcune armi, e, accompagnato da venti giovani, partiva dalla spiaggia. Il Pilo doveva rimanere in mare, sempre al largo una trentina di miglia, verso Portofino, sino al giorno 13, e a un dato segno, trasportare le armi sul piroscafo che si sarebbe sequestrato. In que' quattro giorni di attesa il mare si fece burrascoso in modo che il giorno 12, il Rosolino dovette gettare le armi in acqua e retrocedere in Genova. Il Pisacane rimase colpito alla notizia; riflettendo come l'accaduto potesse essere causa di serî inconvenienti, decise di partire subito per Napoli per avvisarne il comitato, e con esso combinare il tutto per un altro giorno. Egli si servì per giungervi del passaporto che era stato preparato per Cosenz, il quale, arrivato a Genova, mutò pensiero, e dichiarò di non volersi più portare in Napoli. Il Pisacane quivi stette sino al giorno 15, dopo d'aver tutto concertato col Fanelli, e preveduto perfino i disappunti.

     Diamo luogo alla corrispondenza che tenne Pisacane in allora, la quale dà maggior luce a quella sventurata spedizione.
     Lettere del Pisacane a Nicola Fabrizi, scritte in casa del socio Dragone.

     14 giugno 1857.

     Procedimento energico del lavoro in Napoli, mediante gli aiuti pecuniarii che potranno ottenersi; ricezione o compra di armi, scegliendo il mezzo più pronto. Lavoro in Basilicata sospingendola all'iniziativa, al più presto con spedire i capi, se li domandano. - Continuare la pratica con le isole, nel modo il più sollecito possibile. Coi moderati evitare ogni discussione, procedendo sempre ad assimilarsi gli elementi d'azione, ed evitando ogni discussione di principî, opponendosi occultamente con ogni mezzo alle dimostrazioni. Cedere alle loro pretese di ammettere il grido di Costituzione (perchè l'avvenire è nostro) nel solo caso che da questo dipendesse il fare o il non fare immediato. Contare sempre, non come condizione indispensabile, ma come spinta (se necessaria) il progetto delle isole, o uno sbarco di una cinquantina d'armati. Un proclama pei cittadini e per la truppa, una specie di dichiarazione di principî d'affiggersi sulle mura nel momento dell'azione. Spedire una barca nelle acque di Pantelleria, con segnali convenuti, avvertirne a Niccola, comunicargli i segnali, acciocchè spedisca in quelle acque le armi.


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