Felice Venosta
CARLO PISACANE E GIOVANNI NICOTERA
(o LA SPEDIZIONE DI SAPRI)


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     Napoli sotto Carlo III godette d'un savio governo, Bernardo Tanucci di Stia nel Casentino (Toscana) ministro del re, dava tosto mano a riformare con ottime leggi lo Stato, a riordinare la finanza e ad emancipare la corona da tutte le usurpazioni e da tutti gli abusi della podestà ecclesiastica. Queste ultime radicali riforme sono le opere più sorprendenti di quel regno; imperocchè per incuria dei vicerè eransi talmente estesi i poteri della Chiesa, che il clero opprimeva i popoli ed imperava perfino sul governo. Infrenati i chierici, si pose mano sulle giurisdizioni ed immunità baronali. Si regolarono ed alleggerirono le imposte; si diede opera al catasto; per cui fu contento il popolo, e respirò; s'impinguò l'erario, e "soperchiando gl'introiti ai bisogni si pensò ai monumenti di grandezza." Allora, come per incanto, sorsero palazzi, edifici, ospizi, teatri e monumenti d'ogni genere(2).

     Moriva il re Ferdinando II di Spagna senza prole, e lasciava vacante il trono a Carlo III. Ma non potendosi, come accennammo, pe' trattati riunire in una sola le corone di Spagna e di Napoli, Carlo decise porre quest'ultima corona sul capo del suo terzogenito, il fatale Ferdinando, fatale a sè, fatale al reame delle due Sicilie.
     Come in quella di Spagna, costumavasi nella Corte di Napoli ad ogni giovine principe o principessa a dare un compagno coetaneo che con vocabolo spagnuolo chiamavasi il Menino. Divideva esso la tavola i giuochi, gli studi coi reali infanti; ma se questi commettevano fallo, egli doveva sopportarne le reprensioni, i castighi a pane ed acqua e perfino le frustate. Compagno di Ferdinando fu un tal Gennaro Rivelli, figlio della nutrice di lui, ragazzo robustissimo, brutto però e di istinti feroci, e dedito ai vizi. Ferdinando venne da costui iniziato a vita incresciosa, e con esso lui ebbe comuni gli istinti rozzi, plebei ed impuri. Finite le pompe dell'insediamento al potere reale, il giovine Ferdinando corse difilato dal Rivelli, e, tutto giubilante, sclamò, "Sai che sono re e posso fare ciò che voglio, e tu, fratello di latte, sarai luogotenente mio." "E fu vaticinio reale! scrive La-Cecilia. E vennero i giorni in cui Rivelli fu luogotenente del re, ma di ferocissimi atti, di delitti spaventevoli e di lesa umanità." Trascorsa una giovinezza nel più turpe modo che mai(3), addì 12 gennaio 1767, compiendo gli anni sedici, età maggiorenne stabilita da Carlo, Ferdinando si faceva proclamare sovrano assoluto e libero delle due Sicilie; e un anno dopo si univa in matrimonio coll'orgogliosa e superba Maria Carolina d'Austria.


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