Felice Venosta
CARLO PISACANE E GIOVANNI NICOTERA
(o LA SPEDIZIONE DI SAPRI)


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     Il 4 ottobre 1794, Vincenzo Vitaliano, di ventidue anni, Emanuele De Deo, di venti, Vincenzo Galiano, di diciannove, gentiluomini per nascita, notissimi per ingegno, salivano il patibolo per avere, al giungere del navilio francese, comandato dall'ammiraglio Latouche, salutato con fervore la bandiera della libertà. Mentre i tre giovani versavano il loro nobilissimo sangue, le galere e le carceri si empirono d'ingegni preclari.
     Le opinioni perseguitate diventano sentimenti; il sentimento produce l'entusiasmo, l'entusiasmo si comunica in ogni classe; onde le opinioni perseguitate si fanno generali e trionfano. Il sangue di quei primi Martiri della libertà eccitò sdegno ed amore di vendetta; il numero di quelli che odiarono gli ordini antichi andò semprepiù crescendo; e quello che prima era amore di riforma diventò desiderio ardente di libertà. Quindi nuove persecuzioni e nuovi martiri.

     Nel 1798, essendosi i Francesi, guidati da Championnet, impadroniti di Roma, la fama della Repubblica, inaugurata in Campidoglio, venne più tremenda che mai a disturbare i sonni di Ferdinando e di Carolina. Per cui, a malgrado della neutralità promessa all'ammiraglio Latouche, addì 22 novembre di quell'anno, con un manifesto, il re dichiarava essere deciso a muovere col suo esercito per conquistare al papa le terre che i Francesi gli avevano tolte. E, senza porre tempo in mezzo, irruì negli Stati romani con cinquantamila uomini, capitanati dal tedesco Mack; e, camminando a grandi giornate, giunse a Roma il 29 novembre medesimo. All'avvicinarsi dei Napoletani, i Francesi, vedendosi in piccolo numero, si ritirarono da quella città, e con esso loro la più parte degli amatori della Repubblica.


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