Felice Venosta
CARLO PISACANE E GIOVANNI NICOTERA
(o LA SPEDIZIONE DI SAPRI)


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     Lo stupido e crudele Francesco Borbone moriva il giorno 8 novembre 1830. Nell'agonia della morte vedeva intorno al suo letto le ombre dei sacrificati; onde negli estremi deliri, asseverano dicesse: "Che cosa sono queste grida? Il popolo vuole la costituzione? Dategliela, e lasciatemi tranquillo!"
     Ferdinando II, il figlio di quell'Isabella che fu moglie di Francesco e donna di molti, saliva al trono due giorni dopo la morte del padre. Le popolazioni credettero sorgere a nuova vita, notando nei primi atti del giovane principe sentimenti di giustizia, di assennatezza e di clemenza regale. Ferdinando biasimò il governo del padre, disse farebbe ogni sforzo per rimarginare le piaghe che da anni affliggevano il reame, promise giustizia, vigilanza e saggezza; e cominciò col dare alcune concessioni e col diminuire il tempo di pena dei condannati politici. Ma non tardò guari a mostrarsi non degenere della sua trista razza; si diede ai gesuiti, si fece bigotto e feroce. Gli esili, le condanne e i macelli si succedettero senza posa dal 1832, anno in cui ricominciarono le cospirazioni(10), al 1859, tempo in cui l'angelo della giustizia, librandosi sul capo del tiranno lo chiamò a rendere stretto conto a Dio delle sue scelleratezze.

     La congiura dei fratelli Rossaroll, quella del frate Angelo Peluso, la insurrezione di Catania e di Siracusa per opera di Salvatore Barbagallo-Pittà e di altri generosi, quella di Aquila e di Cosenza, la spedizione dei fratelli Bandiera e compagni diedero luogo a nuove strazianti uccisioni, a condanne numerosissime. E in modo particolare il macellamento dei generosi Bandiera coi sette loro amici mosse a sdegno un cuore nobilissimo, quello di Carlo Pisacane, il martire, del quale particolarmente imprendiamo oggi a parlare. Il nome di Carlo Pisacane primeggia fra gli uomini che coll'ingegno e col valore cooperarono grandemente a pro della patria nostra e che per essa fecero sacrifizio della vita. Generoso fra quanti mai ne ebbe l'Italia, volle con un pugno di prodi ritentare quella spedizione già fallita ai fratelli Bandiera.


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