Felice Venosta
CARLO PISACANE E GIOVANNI NICOTERA
(o LA SPEDIZIONE DI SAPRI)


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     La moltiplicazione di quella rassegna per mezzo di ristampe e di traduzioni fu portentosa; e il governo austriaco ne fu siffattamente atterrito che ne proibiva rigorosamente l'introduzione nelle terre a lui soggette, e condannava a cinque anni di fortezza il sacerdote Pietra Dalloca di Venezia, perchè possessore di due fascicoli dell'Italia del Popolo. Non meno dell'Austria, la Repubblica di Francia ebbe timore della veridica stampa; essa, nel settembre 1849, proscriveva il giornale, e, in sui primi del 1850, si doleva amaramente "della stampa di giornali e di libri incendiari che, a malgrado del divieto, clandestinamente entravano in Francia." La guerra della polizia francese fu tale, che non solo venivano sequestrati i quaderni che entrassero nel territorio della Repubblica; ma, postergato ogni diritto internazionale, si sottraevano i pacchi che transitavano colla direzione per gli Stati Uniti.

     Scrittori dell'Italia del Popolo erano: Giuseppe Mazzini, generale Allemandi, R. Andreini, C. Arduini, Bertani, De-Boni, Montecchi, Francesco Pigozzi, Carlo Pisacane, Maurizio Quadrio, Saffi, Pietro Sterbini, G. B. Varrè ed un Russo; non che altri, che, rimasti in patria, non fecero palesi i loro nomi.
     Fondato che fu il giornale l'Italia del Popolo, il Mazzini cercò di ricostituire con una parte dei profughi italiani un'assemblea nazionale. Se non che il Governo svizzero, resosi mancipio del Radetzky, espellendo i rifugiati, dovettero questi trarre a Londra. Quivi costituiva regolarmente il Comitato nazionale italiano, in dipendenza ed in piena correlazione coll'altro, che pur colà sorse, appellato Comitato democratico europeo. Il primo era composto del Mazzini, Saffi e Montecchi; il secondo del Mazzini, qual rappresentante l'Italia, Ledru-Rollin, la Francia, Ruge, la Germania, Darasz, la Polonia. Ambi i comitati tennero sedute, e pubblicarono proclami che il giornalismo d'Europa diffuse e ripetè con molta compiacenza.


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