Opere di letteratura italiana e straniera |
Devoto ai principi della scuola razionalista e sociale, non esita a proclamare come "la miseria e la religione sieno i primi ausiliari dei despoti;" che stolto è il credere, che si possano salvare le nazioni "marciando alla guerra con l'insegna del privilegio e del cattolicismo," e non deve fare meraviglia se la rivoluzione del 1848 fu dappertutto sconfitta, dal momento che si ebbe dovunque la dabbenaggine di far cantare il Te Deum, e benedire la bandiera dai preti cattolici; che la religione, insomma "è l'ostacolo più potente, che si opponga al progresso dell'umanità."
Parecchi mesi passò in fraterna dimestichezza con Carlo Cattaneo, Filippo De-Boni, Mauro Macchi e Francesco Dall'Ongaro: "e, scrive il Macchi, presto abituatomi alla cara consuetudine di sua compagnia, non dimenticherò mai il dolore che sentii dentro di me il giorno in cui ci diede addio, per raggiungere incognito quell'egregia signora, che aveva abbandonato la primitiva famiglia, i parenti, gli agi domestici, il paese nativo, tutto per dividere le tribolate sorti del profugo politico: tanto forte fu l'affetto che egli aveva saputo inspirarle con le rare virtù e con la gentile persona." |