Felice Venosta
CARLO PISACANE E GIOVANNI NICOTERA
(o LA SPEDIZIONE DI SAPRI)


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     Napoli, 14 giugno 1857.

     Amico carissimo. - Ho abbracciato i nostri ottimi amici, io mi recai qui in Napoli temendo che la disgrazia sopravvenuta(20) avesse prodotto una catastrofe, dalla quale io non voleva, nè doveva essere immune; ma fortunatamente la disgrazia avvenuta non ha prodotto altri danni, se non quello della cosa stessa mancata. Ho visto tutti, ho parlato con le cime, con coloro dai quali dipende l'azione, ho trovato una grande quantità di ottimi elementi e più di quello che assicurava il coscienziosissimo Kilburn(21), manca, come egli dice, un centro interno a cui questi elementi potessero indissolubilmente rannodarsi, ma non ci è mezzo per crearlo, è da questo male che dipende la esuberante individualità, non vi è che un sol rimedio, che il nostro operosissimo amico si tenga strettamente unito con costoro, e si accrediti presso di loro coi mezzi di cui noi dobbiamo fare ogni sforzo per fornirlo; egli lo può; avveduto e modesto come è speriamo riuscire. Ci abbiamo segnata una linea di condotta, abbiamo calcolato più o meno quello che potrà bisognare, il tempo necessario, il modo d'iniziare, e ora è d'uopo che io e lui prefigendoci come scopo lo stabilito, pieghiamo come si dovrà alle circostanze. Io sperava senza verun impulso ottenere una immediata iniziativa, ma è stato impossibile(22). Riguardo ad armi abbiamo stabilito così: egli farà partire una barca inviandola nelle acque di Pantelleria con stabiliti segnali; tu avuti questi segnali farai partire immediatamente armi, e le dirigerai nel medesimo punto, ove avverrà il trasbordo. Se questo non potesse avvenire, se tu non trovi il mezzo, come inviarle, ed egli come riceverle, allora, previo consenso di Mazzini, io crederei che la miglior cosa sarebbe di vender tutto e spedire il danaro a Kilburn che gli sarà assai più utile che le armi depositate in Malta, giacchè con danaro si faranno cose molto utili, anzi decisive, e si avranno anche armi. Io domani parto per Genova; non so cosa sia avvenuto dopo la mia partenza; è inutile dirti con quanta ansietà sono su tale riguardo. Ti prego dire a Calona che ho tutto ricevuto, che lo ringrazierò, ma che non ho avuto tempo di farlo.


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