Felice Venosta
CARLO PISACANE E GIOVANNI NICOTERA
(o LA SPEDIZIONE DI SAPRI)


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     Addio.

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     Il Pisacane, ritornato a Genova, si occupò subito della spedizione, e al Comitato di Napoli scrisse la seguente lettera.

     Genova, 23 giugno 1857.

     Amico carissimo. - Trovai come aveva già previsto, o immediato manopolio qui, o rifare il mancato. Il materiale era stato rimpiazzato non già così abbondante come il perduto, ma più di quello che io sperava. Gl'indugi impossibili per ragioni troppo lunghe ed inutili a dirsi. Io ho accettato, e perchè accetto sempre quando trattasi di fare, e perchè son convinto che questo è l'ultimo gioco che per ora si farà; e se mai non cercheremo trarne il profitto possibile faremo tale errore che verrà scontato con lunghissimo sonno. Noi ci siamo intesi su tutto. Il giorno appresso alla partenza, sarà spedito il dispaccio a Derrata, se non ricevo da voi altra indicazione. Quindi bisognerà prevenirlo, ed appena giunto fare immediatamente quello che vi ho suggerito sul rapido cenno su Napoli. Come ancora è cosa urgentissima, nel ricevere questa mia, se ieri non ne avete ricevuta un'altra, che ho spedita all'indirizzo, di fare il possibile onde quelle medesime persone si trovassero a quel medesimo luogo, e che il nostro amico (Pateras) si portasse immediatamente in Basilicata, attenendosi a quanto fu convenuto fra noi. Vi rimetto lo scritto da affiggersi, che io avrò stampato, e che se potrò inviarvene un certo numero lo farò, ma sembrami cosa molto difficile. Or vado a dirvi ciò che io spero dalla vostra lettera che debbo ricevere.

     1.° Indicazione più precisa per l'invio del dispaccio, sia alla stessa persona, sia ad altra.


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