Felice Venosta
CARLO PISACANE E GIOVANNI NICOTERA
(o LA SPEDIZIONE DI SAPRI)


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     "Non voglio paragonare la mia impresa a quelle, ma essa ha un testo comune con esse; la mia disapprovazione universale prima di riuscire e dopo il disastro, e l'ammirazione dopo un felice risultamento. Se Napoleone, prima di partire dall'Elba per isbarcare a Fréjus con 50 granatieri, avesse chiesto consiglio altrui, tutti avrebbero disapprovato una tale idea. Napoleone aveva il prestigio del suo nome; io porto sulla bandiera quanti affetti e quante speranze ha con sè la rivoluzione italiana; combattono a mio favore tutti i dolori e tutte le miserie della nazione italiana.
     "Riassumo: se non riesco, dispregio profondamente l'ignobile volgo che mi condanna, ed apprezzo poco il suo plauso in caso di riuscita. Tutta la mia ambizione, tutto il mio premio lo trovo nel fondo della mia coscienza, e nel cuore di quei cari e generosi amici, che hanno cooperato e diviso i miei palpiti e le mie speranze; e se mai nessun bene frutterà all'Italia il nostro sagrificio, sarà sempre una gloria trovar gente che volonterosa s'immola al suo avvenire.


     V.

     Verso le ore sei pomeridiane del giorno 25 giugno 1857, Carlo Pisacane di Napoli, Giovanni Nicotera di San Biaso (in Nicastro) e Battistino Falcone di Acri, (Calabria), seguiti da ventidue prodi amici, sforniti di tutto, ma infiammati del santo amore di patria, si imbarcavano, come passeggieri, sul Cagliari, piroscafo della Società Rubattino, che da Genova faceva vela per Tunisi toccando la Sardegna. Niun sospetto si nutriva su di essi; tranquillamente erano lasciati passare dai Carabinieri e dalle Guardie di pubblica sicurezza, che la Questura, in sentore di qualche tiro ardito, teneva non in poco numero sguinzagliati lungo il porto. Quando furono lontani dal lido si gettavano sul capitano del battello, Antioco Sitzia, e sui marinai, e colla forza li costringevano a cedere il comando, racchiudendoli sotto coperta. Veniva al Sitzia rilasciata una dichiarazione perchè potesse provare la sua innocenza su quanto stava per accadere. La dichiarazione era firmata da Carlo Pisacane, Giovanni Nicotera, Giovanni Battista Falcone, Luigi Barbieri, Achille Pomari, Cesare Faridoni, Felice Poggi, Giovanni Gagliani, Domenico Rolla, Cesare Cori, Federico Foschini, Lodovico Negroni, Francesco Medusei, Giovanni Sala, Lorenzo Gianoni, Giuseppe Faielli, Domenico Mazzoni, Giovanni Camillucci e Pietro Rusconi.


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