Felice Venosta
CARLO PISACANE E GIOVANNI NICOTERA
(o LA SPEDIZIONE DI SAPRI)


Pagina 52
1-5- 10-15- 20-25- 30-35- 40-45- 50-55- 60-65- 70-75- 80-84

[Indice]

     Il comando del Cagliari era affidato a Giuseppe Daneri, capitano marittimo, che si trovava a bordo diretto per la Sardegna, il quale accettava. Rosolino Pilo con una barca, piena di armi e di polvere, anche questa volta, doveva, a venti miglia dalla spiaggia, raggiungere la spedizione. Una fitta nebbia gli impediva di scorgere il Cagliari, e, sconfortato, doveva riprendere terra, abbandonando tutto il carico, il quale era catturato dall'Ichnusa, piroscafo, che il Governo sardo, avvertito della spedizione, aveva mandato contro i congiurati.
     Attesa invano, e dopo lunghe ricerche, la barca del Pilo, sorse in alcuni il dubbio se convenisse, quasi inermi, proseguire il viaggio, o procrastinarlo ancora. Pisacane, Nicotera e Falcone decisero di continuare, essendo ormai il dado gettato. "Impareranno i moderati, sclamò il Pisacane, come poche anime generose, sappiano iniziare grandi fatti, armate d'un pugnale soltanto."


     Quindi egli dettava la seguente dichiarazione:

     "Noi qui sottoscritti, avendo tutti congiurato, forti nella giustizia della nostra causa e nella gagliardia del nostro animo, ci dichiariamo gli iniziatori della rivoluzione italiana. Se il paese non ci asseconderà, noi senza maledirlo sapremo morire da forti, seguendo la nobile falange dei Martiri italiani. Trovi altra nazione uomini che, come noi, s'immolino per la loro libertà, ed allora solo potrà paragonarsi all'Italia benchè sia tuttora schiava.

     Carlo Pisacane, di Napoli.
     Giovanni Nicotera, di san Biaso (in Nicastro).
     Giov. Battista Falcone, di Acri (Calabria).


[Pagina Precedente] - [Indice] - [Pagina Successiva]