Opere di letteratura italiana e straniera |
Giovanni Gagliani, di Milano.
Il giorno 27, alle ore 4 pomeridiane, il Cagliari, con a poppa la bandiera piemontese, a prua una piccola bandiera rossa, col pretesto di avarie, dava fondo innanzi a Ponza. Il capitano del porto si recava a bordo per dar pratica al legno; ma a viva forza era ritenuto prigione. In pari tempo il Pisacane con quattordici compagni, essendo gli altri rimasti a guardia del battello, a mezzo delle lancie, scendeva a terra ed assaltava il posto doganale, che si trovava sulla marina, e lo disarmava; indi aggrediva la guardia dei Veterani, di là poco discosta; qualche tiro di schioppo veniva scambiato; ma anco quella non tardava a cedere. Il Pisacane guidava sollecito i compagni verso il forte. All'avanzarsi di lui i trecento soldati di fanteria, che vi stavano di guarnigione, si attelavano a battaglia; ma niuno in atto di minaccia. Gli ufficiali credevano che quel pugno di gente fosse foriere di forte nerbo d'armati; essi si facevano incontro al Pisacane, e chiedevano di essere trattati cogli onori di guerra. In pari tempo Nicotera, Falcone e Daneri, pure unitosi ai congiurati, recavansi dal vecchio comandante dell'Isola, il quale, accompagnato dalla moglie e dalle figliuole piangenti, accostavasi a loro, e, non meno commosso della sua famiglia, impetrava la vita. Il Nicotera gli rispondeva "consegnasse le armi e le chiavi delle prigioni; nulla avessero a temere che non assassini, ma essere Italiani venuti a combattere le guerre dell'indipendenza della patria." |