Felice Venosta
CARLO PISACANE E GIOVANNI NICOTERA
(o LA SPEDIZIONE DI SAPRI)


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     In Italia si serbò per qualche tempo la speranza che Carlo Pisacane fosse scampato al macello de' suoi. Ma quella speranza andò dileguando, e pur troppo non rimase che il conforto della speranza di vendicarlo e di lavare ad un tempo l'Italia dalla vergogna di averlo lasciato perire. E il sangue del generoso Martire e de' suoi compagni, fu largamente vendicato dall'Eroe dei due Mondi, il quale mostrò altresì che se la tirannide aveva per un istante soffocato nel cuore dei figli del mezzogiorno l'amore di patria, essi avrebbero però saputo ritrovare, nella propria coscienza, la forza di riaccenderlo più potente che mai. Tra le provvidenze del Garibaldi, dopo quella risguardante i congiunti di Agesilao Milano, vuol essere accennata l'altra relativa a quelli di Carlo Pisacane, come nuovo segno di gratitudine verso chi perde la vita pugnando per la libertà. Il seguente decreto fu uno dei primi atti del Dittatore:


     "Considerando che è debito ed obbligo di giustizia di un governo, interprete della gratitudine del paese, riconoscere i grandi sacrifici fatti a pro della patria, ed il soccorrere le vittime della tirannide, decretiamo; è accordata una pensione di ducati sessanta al mese, vita durante, a contare dal 1° ottobre prossimo, a Silvia Pisacane, figlia dell'eroico Carlo Pisacane, trucidato a Sanza mentre combatteva per la liberazione dei fratelli, nel luglio 1857."

     Più tardi con offerte di popolo veramente italiano, si eresse in Salerno alla memoria del Pisacane e dei suoi compagni periti un monumento ricco di sante memorie. Esso innalzasi lungo la maggiore passeggiata, in vicinanza del Golfo; il Martire di Sanza ha la destra in atto di additare il cammino che dovevano i prodi seguire. È doloroso il sapere come quel monumento non sia tenuto con quella devozione che dovrebbe inspirare ai cittadini il Municipio di Salerno; esso è fatto segno a bisogni che ci vergognamo di dire.


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