Felice Venosta
CARLO PISACANE E GIOVANNI NICOTERA
(o LA SPEDIZIONE DI SAPRI)


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     "- Protesto contro il modo iniquo con cui mi volete dar complici, ch'io non conosco e non ho mai conosciuto. Avete preso uno dei fogli del processo, e vi avete scritto cifre arbitrarie, le quali, interpretate a vostro modo, vi dessero i nomi del Libertini, del Matina, dei Magnone, dell'Agresti, del Verdolina, che avevate già arrestati prima. Il vostro è artificio infernale di polizia per colpire innocenti, mentre i veri, i soli rei siamo io ed i miei compagni morti sul campo di battaglia."
     Il Procuratore generale replicava vivissimamente. Le sue parole mettevano in sodo che egli si era valso della Nota Campioni.
     Quella nota, rispondeva il Nicotera, conteneva nomi, non conteneva cifre. Le cifre vennero aggiunte dopo. Domando che si constati il fatto, consultando il verbale di ricognizione."

     Nasceva un incidente, si consultava il verbale, e la Corte era costretta a ritirarsi per deliberare. Non osando prendere da sola una decisione, consultò telegraficamente il Consiglio supremo di Napoli. Finalmente, esaminato il processo, riconosceva che la Nota Campioni conteneva soli nomi, e che non poteva venire considerata come mezzo di prova per le figure aggiunte in seguito. Così scomparve la prova contro il Matina, il Libertini e gli altri, e la Corte li mandò assolti. L'ingegnoso eroismo del Nicotera riesciva a salvare i propri compagni. Procedendosi nell'interrogatorio, il Nicotera veniva interpellato se conosceva un certo regolamento. Era fatto scendere presso il cancelliere. Egli guardava il foglio, e rispondeva:


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