Di fronte al cavallo che incombeva sulla folla i due carabinieri, insieme al giovane cocchiere del luogo Nicola Sigismondi di Giuseppe, di anni 21, "si slanciarono sul cavallo, che avea percorso una ventina di metri, ed afferratolo per le briglie lo fermarono subito scongiurando così serie conseguenze, portando la calma nella popolazione che già era presa dal panico per la scalmanata fuga del cavallo. L'atto filantropico e coraggioso dei suddetti riscosse il plauso della popolazione". In tempi rapidissimi, a meno di un mese dall'accaduto, il ministero dell'interno rivolse ai tre protagonisti un encomio. Atri (1904)
Assunse dei toni insoliti l'episodio che vide protagonista ad Atri l'ex ufficiale dell'esercito Arnaldo Grue di Antonio, nato l'11 marzo 1872. Nell'incartamento relativo non esiste una descrizione precisa del fatto che si verificò intorno alla fine di maggio del 1904, quando il mulo di proprietà di Giuseppe Perazza si imbizzarrì e si rivoltò contro il suo padrone, atterrandolo e cominciandolo a mordere ferocemente. Alla scena assistette il Grue, il quale intervenne, e con una fucilata uccise l'animale. Il caso, dopo essere stato valutato, non fu ritenuto evidentemente un atto di coraggio: l'aver ucciso il mulo con una fucilata non aveva posto il Grue in pericolo di vita, dato che egli per il buon esito della fucilata aveva verosimilmente sparato da una distanza di sicurezza.
La normativa sulle ricompense al valor civile prevedeva che dovessero essere presi in considerazione quei casi in cui il cittadino metteva chiaramente a repentaglio la propria vita; salvare qualcuno da una morte certa, pur essendo un atto meritevole di encomio, non bastava quindi per il riconoscimento ministeriale. Il Prefetto sottolineò come l'atto stesso, pur ritenuto degno, si fosse svolto "in condizioni tali che la proposta, ove venisse inoltrata al Ministero non potrebbe essere presa in considerazione" e ritenne di conseguenza di non riferirne al Ministero. |