Federico Adamoli
EROI TERAMANI. ALCUNI ATTI DI CORAGGIO TRA '800 E '900


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     Il Grue, informato dal Sindaco di Atri, rimase chiaramente deluso di questo esito, e non conoscendo con precisione lo spirito delle disposizioni della legge, manifestò la sua delusione al Prefetto di Teramo: "Trattandosi di un fatto che altamente impegna il mio amor proprio, ciò immensamente mi sorprende. Non arrivo a comprendere quali siano i motivi per i quali Ella non ha creduto inviare i suddetti documenti al Ministero. Sono fermamente convinto d'aver compiuto un'opera buona, salvando la vita ad un individuo. Non per vana gloria, ma per un profondo sentimento di giustizia, sono costretto ad insistere sull'argomento. Se Ella non ha riscontrato elementi sufficienti per inoltrare le pratiche al Ministero, sono pronto a produrli (...) dinanzi al Pretore dai testimoni oculari ed affermazioni di persone degnissime di fede".

     L'orgoglio ferito dell'ex ufficiale dell'esercito non fu evidentemente apprezzato dalle autorità locali, che vollero comunque trasmettere il caso al ministero; qualche tempo dopo, evitando anche di esprimere l'usuale cenno di ringraziamento al cittadino, venne fatto sapere al Grue che per il caso in esame non si era ritenuto di prendere "alcun provvedimento favorevole". Lo stesso Prefetto, nella corrispondenza con il Ministero dell'Interno aveva già fatto presente come il caso fosse stato da esso valutato e quali fossero state le insistenze del Grue, esprimendo chiaramente come, in base al rapporto dei Reali Carabinieri "l'atto compiuto dal sig. Grue, non solo non può qualificarsi come azione valorosa e difficile ma piuttosto come un atto alquanto inconsiderato e non meritevole neppure di lode".


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