Salvataggio sulla spiaggia di Silvi
Silvi Marina (1905)
In una comunicazione del Ministero dell'Interno ai Prefetti del Regno (anno 1896), riguardante gli accertamenti tardivi dei fatti da valutare per il riconoscimento al valore civile, si affermava che se talora il ritardo dipendeva dalla negligenza di chi avrebbe dovuto provvedere in tempo, questo "è assai sovente una prova che i fatti non produssero alcuna impressione nel pubblico, o ne produssero ben poca; val quanto dire che non sono di tal momento da essere segnalati per una speciale distinzione al valor civile". In alcune circostanze poteva capitare che si giungesse, per i motivi più svariati, ad una grande esagerazione, se non ad una vera e propria mistificazione dei fatti.
Il 6 settembre 1905 il Sindaco di Atri scriveva al Prefetto di Teramo, facendogli presente che gli era stato "riferito che il giorno due corrente, nella spiaggia di Silvi, due giovinetti atriani in pericolo di annegare, venivano coraggiosamente tratti a salvamento". Pur non conoscendo assolutamente nulla del fatto, il sindaco pregava le necessarie verifiche "spinto dal desiderio che l'atto compiuto a favore di due miei concittadini non rimanga senza il meritato premio". Interpellato il brigadiere comandante la stazione dei Carabinieri Reali di Silvi, questi fece presente riguardo al pericolo di annegamento e all'eroismo dei soccorritori: "Non ne so proprio nulla, sebbene si tratti del mio territorio di località, non lontana da questa residenza".
Eppure il fatto aveva avuto una risonanza non comune, e diverse corrispondenze locali e della capitale riportarono l'episodio. 'L'Araldo Abruzzese' del 9 settembre riprendendo una cronaca pubblicata sul 'Giornale d'Italia' riportò nella edizione del 3 settembre, riguardo l' "eroismo di due signore romane” sulla spiaggia di Silvi Marina: “Su questa ridente spiaggia, l'eroico coraggio di due gentildonne romane, la scrittrice signora Irene de Bonis (8), e la tredicenne sua figlia, signorina Rachele, salvarono ieri da sicura morte due bagnanti che si erano avventurati lontano dalla spiaggia, nell'ora della bassa marea. Appena questa cominciò a crescere, i fratelli Testoni Carmelo [in realtà Carmela, figlia di Michele, nda], diciassettenne, e Alberto, quattordicenne, non riuscirono a guadagnare la riva perché non sapevano nuotare. Molta folla era accorsa sulla spiaggia alle grida disperate dei due, che da oltre quattro ore, presi dal freddo e dal panico, sentivano mancare di minuto in minuto le forze, mentre il livello dell'acqua saliva. La padrona del villino ove la famiglia de Bonis villeggia corse ad avvisare la signora che sapeva valente nuotatrice, la quale senza perder tempo, indossato il costume da bagno, corse al mare. La seguì anche, con nobile slancio e coraggio superiore all'età, la figliuola Rachele, che è anche buona nuotatrice. La folla ammirata dell'atto eroico rimase perplessa temendo che le due coraggiose non corressero rischio anch'esse, tanto più, quando videro che lottavano contro i due da salvare, i quali nell'orgasmo della paura si erano loro aggrappati tenacemente, e per due volte calarono a fondo. Tuttavia con raro sangue freddo le due gentildonne fecero in modo di trarre alla riva ed in salvo i due malcapitati. La popolazione della marina, accorsa sul luogo, è rimasta presa da viva ammirazione per le due signore, il cui eroismo, merita di essere segnalato. E' tuttavia da deplorare, come nessuna più lontana misura di sicurezza sia presa, per rendere possibile il salvataggio in questa nostra spiaggia, che comincia ad essere abbastanza frequentata". Questa la cronaca.
(8) Irene de Bonis, figlia del fu Barone Giuseppe Di Nobili, di anni 36, nativa di Cesena e domiciliata a Roma.
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