Felice Venosta
CARLO PISACANE E GIOVANNI NICOTERA
(o LA SPEDIZIONE DI SAPRI)


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     Narrasi che Lechi volesse affidare al Pisacane la cura di levare ed ordinare un reggimento, dandone a lui, come colonnello, il comando. Se non che egli rifiutava rispondendo: "Non essere venuto a bella posta dall'Africa, non corso sui campi ove si disputavano le sorti della patria diletta, per trascinare neghittoso la spada per le vie di Milano, ma per tingerla nel sangue dei nemici d'Italia; non ambire lui comandi, non grossi stipendi, non onori; ma vita operosa e pericoli e battaglie; lo mandassero per ov'e' isto affrontarsi coll'odioso straniero. Lechi lo inviò come capitano nella legione Borra, che trovavasi ai confini del Tirolo, sul monte Nota.
     Prima che partisse per colà, essendosi il Cattaneo avveduto dei talenti e dell'alto cuore di Carlo, lo pregava notasse in breve i suoi pensieri sul modo di ordinare quanto più sollecitamente si potesse il nostro armamento; "imperocchè, come accenna il citato Cattaneo, sebbene avessimo Venezia e tutta Italia e la Sicilia, già si vedeva offuscar l'orizzonte, e dividersi i principi per forza alleati. Il gran punto era di ordinare l'esercito col numero di officiali che si aveva."

     Il giorno 19 aprile, Carlo presentava la memoria: Sul momentaneo ordinamento dell'esercito lombardo in aprile 1848, la quale non venne pubblicata, "perchè già era troppo tardi; e i savi non accettavano più consigli(11)." Fu soltanto nel 1860 che era resa di pubblica ragione nel Politecnico n. 45. Accenna il Cattaneo che nella firma della memoria tra il nome e il titolo di capitano d'infanteria, v'era una riga mal cancellata che diceva: capitano nel reggimento della morte!


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