Felice Venosta
CARLO PISACANE E GIOVANNI NICOTERA
(o LA SPEDIZIONE DI SAPRI)


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     Quindi si hanno i nuovi interrogatori del Nicotera. E questi, meno tormentato-dalle ferite fu interpellato sul modo con cui i documenti potevano essere letti dall'autorità. La chiave del cifrario era conservata negli atti del processo; ma il Nicotera non si scompose, e con calma e serenità disse:
     "La lettera N. 13 è scritta dallo stesso Comitato, ma con cifre che non si possono interpretare altrimenti, se non avendo sott'occhio una copia del libro a riscontro, di cui uno era presso lo stesso Pisacane e l'altro presso il Presidente del Comitato di Napoli. Nè gli abecedari numerici sono bastevoli per riuscire alla spiegazione delle cifre che vi si contengono."
     Il Procuratore generale si dava attorno per cercare il famoso libro a riscontro del Pisacane. Il Ministro sardo Rattazzi, che aveva già fatto perquisire la casa che il Martire abitava in Genova colla mite signora D..., quante carte e quanti libri eransi rinvenuti, con molta compiacenza spediva a Salerno(26). Ma il Nicotera non trovava il libro famoso che doveva dare la chiave dell'enigma, e pel Procuratore generale si faceva bujo, più bujo di prima; esso non sapeva più raccapezzarsi. Il libro a riscontro non si sarebbe potuto da nessuno trovare; non aveva mai esistito. Il Nicotera l'aveva immaginato per sviare l'attenzione dalla Nota campioni, e preparare così l'incidente che si svolse nel dibattimento. Il libro a riscontro fu l'arma principale con cui il Nicotera difese, e fece rimandare assolti tutti i compagni. Tra gli oggetti appartenenti al Pisacane, si trovò un biglietto sul quale era scritto a tutte lettere un nome. Questo nome era quello del De Mata, cappellaio a Napoli, e facente parte del Comitato. Il De Mata, prima ancora che fosse interrogato il Nicotera, era stato arrestato.


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