Federico Adamoli
EROI TERAMANI. ALCUNI ATTI DI CORAGGIO TRA '800 E '900


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     Riguardo la tempistica, il Regio Decreto del 1851 prevedeva il termine di due mesi per accertare l'atto e di un mese per l'eventuale proposta di ricompensa; la rigorosa osservanza dei termini costituiva per la commissione un aspetto fondamentale, affinché le ricompense potessero produrre nella popolazione un auspicabile effetto morale. Quando la documentazione veniva trasmessa tardivamente, per la trascuratezza di chi doveva assolvere al proprio compito, ciò poteva significare l'impossibilità della ricostruzione esatta e sicura, aspetto che rendeva arduo il compito della commissione, con la conseguenza magari che chi compiva "vera e meritoria azione al valor civile" veniva privato della ricompensa di cui avrebbe avuto diritto. Il ritardo stesso il più delle volte finiva anzi ritenuto una prova che i fatti non avevano suscitato nella popolazione quell'attenzione che li qualificava come degni di pubblico riconoscimento.

     La giustizia distributiva nei riconoscimenti rischiava di essere vanificata anche dal contenuto dei rapporti, che risultavano talvolta scarsamente particolareggiati e poco esatti, e quel che era peggio contenevano anche, in varia misura, giudizi ed apprezzamenti personali. La commissione ministeriale, naturalmente molto lontana dai luoghi, non riusciva così a formarsi una giusta opinione sulla gravità del pericolo che correva il salvatore, e poteva rimanere incerta anche sul grado della ricompensa da accordare. Inoltre nello svolgimento dei compiti essa commissione poteva anche constatare come diversi fossero i criteri che nelle varie parti del regno venivano seguiti nell'apprezzare gli atti di valore, tanto che fatti analoghi fra di loro erano differentemente valutati.


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