Federico Adamoli
EROI TERAMANI. ALCUNI ATTI DI CORAGGIO TRA '800 E '900


Pagina 12
1-5- 10-15- 20-25- 30-35- 40

[Indice]

     La drammatica scena è sotto gli occhi di alcune donne che gridano disperatamente; il bambino, forse proprio per l'impressione ricevuta dalle grida, forse per la percezione del pericolo che stava correndo, era rimasto inchiodato in mezzo al binario.
     Assistono alla scena altre due persone del personale ferroviario: sono il commesso Pietro Cipriani di anni 33, da Aquila, ed il deviatore Luigi Malaguti di anni 32, da Poggio Renatico (Ferrara), entrambi residenti a Silvi. Quando il treno è a soli cinquanta metri dal bambino i due con sangue freddo si lanciano verso di lui; il Cipriani arrivò per primo e afferrato il piccolo lo trasse in salvo.
     Questa è la scarna cronaca del fatto riportata nell'atto della giunta municipale di Silvi, dove viene sottolineato che "senza la presenza di spirito ed il sangue freddo del Cipriani e del Malaguti il bambino sarebbe rimasto, con tutta probabilità, vittima della sua inconsideratezza". Non essendo presente nell'incartamento dell'Archivio di Stato la relazione dei Reali Carabinieri non è possibile desumere l'opinione che da questi venne espressa (6), soprattutto sul grado di pericolo corso dai due impiegati ferroviari, che vennero comunque segnalati al Ministero competente, il quale ritenne opportuno sottoporre la pratica al giudizio della commissione, per l'eventuale riconoscimento del loro atto di coraggio. A causa però di alcune incomprensioni sulla trasmissione degli atti, i tempi di esecuzione della pratica risultarono in questo caso molto lunghi, ben oltre quei limiti stabiliti dal decreto (sessanta giorni), la cui mancata osservanza comportava la decadenza di ogni proposta di riconoscimento. Solo dodici mesi dopo, nel maggio 1908, il ministero concesse ai due ferrovieri un semplice attestato di pubblica benemerenza, avendo evidentemente ritenuto che, pur salvando da morte certa il bambino, non avessero corso nella loro azione un grave pericolo di vita.

(6) Come già accennato, per avviare la procedura di riconoscimento era sempre richiesta la relazione dei Reali Carabinieri.


[Pagina Precedente] - [Indice] - [Pagina Successiva]