Il sindaco di Silvi si adoperò per conoscere l'esatto svolgimento dei fatti e seppe da alcuni testimoni accorsi sul posto "al grido delle donniccuiole" che "i due bagnanti attendevano tranquillamente che, o l'acqua sbassasse o persona d'alta statura andasse a dar loro una mano". Saputo dalla domestica della signora romana, che abitava a quasi un chilometro di distanza, che essa sapeva nuotare, fu fatta chiamare. Questa giunse dopo diverso tempo in compagnia della figlia, ma che in sostanza "nulla hanno fatto di straordinario, non hanno corso il benché minimo rischio e che i voluti naufraghi pur di fare inneggiare e fregiare le eroine salvatrici, non fecero ad esse il favore di attendere lungamente prima d'annegare". In definitiva, il sindaco espresse l'opinione che le cronache fossero state realizzate da "persona che, grandemente, s'interessava a che la Signora De Bonis e figlia fossero additate (...) per una onorificenza".
Anche il brigadiere della locale Guardia di Finanza riferì che i due atriani, sulla spiaggia all'altezza della frazione di S. Silvestro, si spinsero in mare per circa una ventina di metri raggiungendo il tratto dove l'acqua era molto bassa, ma che, per l'effetto di un poco di marea, "essi si intimorirono di venire in terra da quel punto da dove erano entrati, tanto che l'Alberto di già s'incamminava per altra parte ove sarebbero sortiti con facilità, perché l'acqua era molto più bassa". Tuttavia i due diedero ascolto alle grida delle donniccuiole affinché non si muovessero ed attendessero l'arrivo degli aiuti richiesti dalla serva della signora De Bonis, che una volta giunta diede "aiuto ai due bagnanti Carmela ed Alberto senza nessun pericolo". |