I lavori vennero effettivamente avviati dal Comune, secondo un progetto redatto dall'ingegnere comunale Boldrini e approvato dal Vescovo, aspetto che indusse la Santa Congregazione del Concilio a sospendere l'invio dell'interdetto sulla città di Teramo. Ma, costruite le fondamenta della nuova chiesa, i lavori, contrariamente agli ordini del Prefetto, furono sospesi. I tempi non erano certamente propizi, perché il dispendio delle enormi risorse impiegate nel tragico conflitto mondiale, con la conseguente scarsità di mezzi finanziari, impedì il compimento di un tale progetto.
Nel luglio 1947 il Sindaco Francesco Franchi si rivolse al Presidente della Provincia, avvocato Vito Caravelli, pregandolo di disporre il versamento nella cassa comunale delle 100.000 lire stanziate per la costruzione della nuova chiesa, mai effettuato. Nacquero nuove incomprensioni, perché la Provincia riteneva che le condizioni per il pagamento non sussistessero più, in quanto il passaggio di proprietà dell'area risultante dall'abbattimento della chiesa non era stato mai perfezionato, oltre al fatto che parte di quest'area era stata utilizzata dal Comune per l'ampliamento del marciapiede. Qualcuno evidentemente si fece un esame di coscienza, e la Provincia cambiò presto rotta per «non intralciare l'iniziativa per la costruzione di una nuova Chiesa di Teramo»; si facesse quindi questo passaggio di proprietà e la Provincia avrebbe versato la somma prevista. Ma quasi tre anni dopo il contributo non era arrivato perché ancora nulla si era concluso. Non solo, ma l'ingegnere capo del Comune pose la questione se fosse veramente opportuno trasferire l'area alla Provincia, in funzione tra l'altro anche della costruzione dell'edificio della previdenza sociale. |