Federico Adamoli
LA CHIESA PERDUTA
(La vicenda della Chiesa di S. Matteo di Teramo)


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     E' pronto anche un preventivo preparato dall'ingegnere Gino Mazzoncini, che si presta gratuitamente. La richiesta di lire 23.314 e 59 centesimi è veramente cospicua (ed i successivi preventivi lieviteranno decisamente!), anche in considerazione degli impegni gravosi che il Comune si assume per preparare al meglio l'importante congresso di settembre; una parte dei lavori richiesti non vengono ritenuti necessari, in particolare il rifacimento della pavimentazione in marmo, quindi vengono concesse solamente lire 8.000 (dalla completa mancanza negli archivi comunali di qualsiasi documentazione relativa alla effettiva realizzazione di questi lavori, si presume che non se ne sia fatto proprio nulla).
     Dopo il Congresso Eucaristico di settembre, che ha rappresentato uno degli eventi più significativi della città di Teramo nel novecento, le urgenti necessità della chiesa rimangono. Non si tratta più di eseguire il periodico intervento salva-tetto: occorre perseguire un restauro in grande stile, che restituisca alla chiesa un aspetto che sia veramente all'altezza, ma che soprattutto ne garantisca la futura conservazione. L'ingegner Mazzoncini prepara un nuovo preventivo nella spesa di lire 25.665,25 e Don Lorenzo Di Paolo nei primi giorni del 1936 inoltra la sua richiesta, questa volta al Ministero dell'Interno, Direzione Generale del Fondo per il Culto. Si avvia la procedura, fatta di nulla osta, pareri, richieste di congruità prezzi e dell'intervento della Soprintendenza alle Antichità e Belle Arti di L'Aquila che ritiene di dover compiere un sopralluogo, richiedendo però al parroco l'invio del denaro necessario per compiere la missione a Teramo.


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